Sotto il monicker
Demonic Obedience si nasconde la persona di
George Ntavelas, musicista greco trapiantato in Scozia, mastermind unico del progetto giunto con questo
“Nocturnal hymns to the fallen” alla seconda fatica sulla lunga distanza.
Le otto tracce che compongono il cd sono costituite da un death pastoso ed oscuro largamente influenzato dagli
Incantation e dalle primissime incarnazioni degli
Immolation (sottolineo tre volte primissime). La breve bio in mio possesso annovera fra le influenze della band i
Morbid Angel, ma onestamente non vedo traccia alcuna né nel songwriting, né come ispirazione diretta ed indiretta, di riferimenti alla band del buon
Trey Azagthoth. Nemmeno nei passaggi più rallentati in cui manca la fondamentale componente sulfurea.
Niente di nuovo sotto il sole mi vien da dire, ma
George Ntavelas, pur essendo mastermind unico dei
Demonic Obedience, dimostra di avere una buona visione di insieme e di saper costruire delle canzoni nello stile tipico del gruppo guidato da
John McEntee.Anche per quello che riguarda le tematiche delle liriche, i
Demonic Obedience non si discostano dalla triade satanismo/sofferenza/occultismo puntando prevalentemente su un growl pastoso alternato a brevi momenti screaming come ad esempio in
“Impermissibile irriverence”.
“Nocturnal hymns to the fallen” pur essendo un disco non malvagio, manca di quella componente in grado di fargli fare il salto di qualità, mancando di una spiccata personalità tale da farlo emergere nel mare magno delle uscite del genere. Si sarebbe dovuto osare di più, forse
George Ntavelas dovrebbe aprire la band ad altri elementi per potersi confrontare e far fare alla sua creatura un deciso passo in avanti.
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