Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2016
Durata:63 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. THE NINTH
  2. THE LAST RIDE
  3. KING WILL COME
  4. DESTINY'S CALLING
  5. ONE MORE TIME
  6. FAREWELL
  7. FALL FROM GRACE
  8. ANNABELLE
  9. GLORY TO HEAVENS
  10. LIKE A SHADOW
  11. RULE THE DARK
  12. HEAVEN HALLS

Line up

  • Dimo Petkov: vocals
  • Georgi Kushev: guitars
  • Peter Boshnakov: keyboards
  • Georgi Driev: bass
  • Spas Markov: drums

Voto medio utenti

Non conosco approfonditamente la vicenda Krossfire e non ho ascoltato l’esordio “Learning To Fly” (recensito su questo portale da Gandy che ringraziamo per averci resi partecipi della sua passione per la terra natia del combo, la Bulgaria). Quello che però mi sembra di poter dire di questo “Shades Of Darkness” è che è un disco per gente “che si accontenta”. E io, ahimè, non sono quel tipo di ascoltatore…

I nostri si muovono nei territori dell’heavy/power/prog metal sinfonico che in alcuni frangenti può ricordare i Rhapsody (“The Last Ride”, con i cori in evidenza), in altri i Symphony X (la pestata “King Will Come”, “Rule The Dark”), talvolta i Kamelot (penso a “One More Time” o alla ballad “Farewell”). Balzano subito alle orecchie due aspetti: il primo, e più rilevante, è che Dimo Petkov non è né Russell Allen, né Roy Khan, né tantomeno Tommy Karevik, è invero un cantante abbastanza modesto e abbastanza limitato; il secondo è che la produzione non può minimamente competere con gli standard odierni di “certa” musica (suoni impastati, poco definiti, un “suicidio” quando le tracce nel mix cominciano a essere numerose). Le composizioni, come potete intuire, non brillano per originalità o per arrangiamenti particolarmente ricercati (il solito intro pseudo-sinfonico “The Ninth”, l’inutile terzinato di “Destiny’s Calling”, lo stucchevole sitar di “Glory To Heavens”) ma nonostante questo qualche momento memorabile c’è e si fa apprezzare (la lunga “Annabelle” ha qualcosa dei musical più zuccherosi, “Heaven Halls”, tra Therion e Iron Maiden, è una discreta chiusura). Complessivamente l’ascolto risulta comunque un po’ pesante (63 minuti di buone idee non sono proprio alla portata di tutti) e la performance non propriamente chirurgica dei musicisti (vogliamo parlare dell’introduzione pianistica di “Like A Shadow” o del solo di “Fall From Grace”?) mi rende ancora più difficile dare una valutazione da “top album”.

Un ascolto poco gratificante per il sottoscritto, ma sicuramente sufficiente per gli amanti di certe sonorità “confortevoli” e per nulla coraggiose.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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