Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2016
Durata:60 min.
Etichetta:Osmose Productions

Tracklist

  1. A SIGIL OF BURNING FLESH
  2. ACID OCEAN
  3. BLOOD STAINED WHORE
  4. SINNRITUALVOID
  5. WALL OF CORPSES
  6. EXIT WOUNDS
  7. COMMUNION OF THE BLOOD UNHOLY

Line up

  • N.: bass
  • J.: drums
  • T.: vocals, guitars

Voto medio utenti

Con un monicker del genere è facile capire cosa propongano i Black Fucking Cancer nel loro esordio discografico: puro e semplice odio!
Odio verso l'umanità che altro non è se non un fottuto cancro.
Con simili premesse, considerando anche l'etichetta per la quale incidono gli americani, è anche facile capire che stiamo parlando di metal estremo, di black metal in particolare.
Attenzione però.
Le cose "scontate" finiscono qui perchè il terzetto della California si dimostra capace di sorprendere: prima di tutto i sette brani dell'album sono molto lunghi ed articolati in netto contrasto con la loro apparenza rozza e selvaggia, a testimonianza di un lavoro di arrangiamento e costruzione della materia sonora molto articolata, poi il gruppo riesce ad amalgamare molte correnti diverse all'interno della sua proposta giungendo ad avere un suono originale, per quanto in linea con una certa tradizione, risultando, al contempo, devastante ma non troppo caotico.
Se da un lato i Black Fucking Cancer si ispirano a Mayhem e Satyricon, dall'altro è molto evidente un loro voler tornare ai modelli del proto-black metal degli anni '80 senza dimenticare il thrash, quello più selvaggio, della Bay Area o della Germania dei tempi d'oro, unendo il tutto sotto il vessillo della ferocia, della intransigenza e della spietatezza che sono le basi di un lavoro che rifiuta, sdegnoso, ogni forma di compromesso e che si lancia a capofitto il micidiali partiture nere come la pece ed in lunghi momenti nei quali delay di chitarra e ritmi più ragionati creano una atmosfera quasi ossianica e profondamente minacciosa perchè foriera della violenza che di li a poco si scatenerà senza sosta.
L'omonimo esordio dei nostri è, dunque, un lavoro assolutamente velenoso ed indiavolato, nel quale non c'è spazio per tastiere o ammorbidimenti, ma solo per odio e paura anche se questi elementi vengono trattati non solo con foga e rabbia ma anche con intelligenza e calcolo risultando, per tanto, anche più pericolosi ed affascinanti.
Resta un mistero come persone provenienti da una terra solare e luminosa come la California possano vomitare tutta questa furia, ma sta di fatto che nei solchi virtuali del disco troverete un nero fottutamente oscuro che vi ingoierà tutti, proprio come il cancro.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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