Decisamente
Grande
Musica
[Nostradamus]Tra qualche anno potremo ricordare il 2016 come uno degli anni migliori per quanto riguarda le uscite in ambito prog, ci metto tranquillamente la mano sul fuoco. [/Nostradamus] All’inizio fu la Norvegia con i Circus Maximus, poi venne la Gran Bretagna con gli Haken e quel capolavoro di “Affinity”, uno dei migliori album prog degli ultimi 10 anni..poteva forse mancare la nostra cara penisola?
Ed è così che i
DGM, fieri portabandiera dell’orgoglio italico nel mondo, dopo aver passato la soglia (o lo scoglio) dei 20 anni di carriera, realizzano quello che solo la prova del tempo arriverà probabilmente a definire come il loro miglior lavoro in assoluto, scalzando dal primo gradino del podio persino quel “Momentum” che sembrava irraggiungibile, almeno per il sottoscritto.
“
The Passage”, come lascia trasparire il titolo, rappresenta per i DGM il passaggio, o meglio, i passaggi. Il passaggio a diventare una realtà nel mondo del prog, il passaggio a una nuova e più importante etichetta discografica come la Frontiers, il definitivo salto di qualità e la consapevolezza di aver raggiunto uno status piuttosto importante.
E’ indubbio che l’attuale incarnazione del gruppo romano, quella composta da
Mark Basile alla voce,
Andrea Arcangeli al basso,
Fabio Costantino alla batteria,
Simone Mularoni alla chitarra e
Emanuele Casali alle tastiere sia quella che ha partorito gli album più interessanti e qualitativamente migliori, con buona pace dei 3 membri originali e di tutti i loro successori. “FrAme” è stato l’apripista, l’aperitivo, il biglietto da visita. “Momentum”, parafrasando Caparezza, è stato “il più difficile nella carriera di un artista”, ma ha confermato quanto di buono fatto con “FrAme”, elevando il tutto all’ennesima potenza.
“The Passage” ha un solo, ironico difetto, ovvero quello di apparire praticamente perfetto. Ho fatto davvero fatica a capire se si trattasse di un disco “solo” molto bello o di uno splendido proprio per il fatto che, fin dal primo secondo, il livello è talmente alto che non sembrava possibile si mantenesse tale lungo tutti i 60 minuti. Eppure..eppure ce la fa, arrivando addirittura ad innalzarsi in alcuni momenti quali una “
Ghosts of Insanity” condita dalla solita prestazione magistrale e evocativa di Tom Englund degli Evergrey, o nel singolo “
Animal”, solo apparentemente “ordinario” ma assolutamente di altissimo livello, fino ad arrivare a “
Daydreamer”, che personalmente reputo la vera perla del disco, grazie ad un ritornello antemico e incredibilmente atmosferico, in particolare quello “innalzato” che arriva subito dopo l’assolo finale.
Aggiungiamoci anche la particolarità di un concept musicale e non lirico come al solito, con una melodia che si ripete in ognuna delle canzoni che lo compongono (in maniera più o meno udibile) e chiudiamo il cerchio.
Da sottolineare per l’ennesima volta un lavoro eccellente da parte di Simone Mularoni dal punto di vista della realizzazione tecnica, facilitato dal fatto di giocare in casa, oltre ad una copertina bellissima realizzata da Gustavo Sazes, già all’opera con una pletora di artisti in ambito metal.
In conclusione, “
The Passage” dei
DGM va goduto semplicemente per quello che è, ovvero un disco DAVVERO praticamente perfetto, fatto salvo forse per un eccessivo spirito conservativo che non permette ai romani di osare un po’ di più con qualche soluzione innovativa o fuori dagli schemi, che non sarebbe guastata. Ma stiamo parlando di un “di più”, il classico pelo nell’uovo..e l’uovo dei DGM è ormai uno di quelli ricchi solo ed esclusivamente di sorprese splendide, di quelle che ogni bambino vorrebbe trovare.
Quoth the Raven, Nevermore..