Cosa sia successo a
Neige e alla sua creatura
Alcest è francamente inspiegabile.
Se il mutamento stilistico di “
Shelter” sembrava azzeccato, dirigendo il sound verso un mood più solare e aperto, con una deriva post-rock marcata ma niente affatto male, il qui presente “
Kodama” sembra una raccolta di scarti di quel disco, perdendone per strada le buone intuizioni.
A ciò aggiungete che sembra quasi impossibile distinguere una canzone dall’altra, per via di un generale appiattimento e di una decisa banalizzazione del suono dei nostri. Quello che voglio dire è che non c’è una sola canzone che possa rimanere in testa dopo l’ascolto del disco, che scorre via senza lasciare traccia. La stessa title-track dopo un inizio promettente diventa una lagna che dura oltre nove minuti, con tanto di cambiamenti d’umore che, invece di dare progressività alla canzone, ne spezzano il ritmo già scialbo.
“
Kodama” è però anche un disco paraculo, che recupera lo screaming black lasciato per strada da
Neige, tipo su “
Eclosion”, con l’aggravante che qui c’entra come i cavoli a merenda oltre ad essere estremamente brutto.
Per quanto riguarda il concept, stavolta
Neige si rivolge alla cultura giapponese, anche questa assolutamente spuria rispetto al background dei francesi, e che si sostanzia in certi arpeggi dal flavour vagamente orientale, oltre ad una orribile copertina.
C’è persino il tempo per un riempitivo strumentale, al conclusiva “
Onyx”.
E pensare che essi stessi hanno citato, come influenze per questo disco, bands come
The Smashing Pumpkins,
Tool,
Dinosaur Jr.,
Grimes e
The Cure. Più confusi di così…
Gli
Alcest hanno perso, e forse questa è la cosa più grave, quel carico emozionale, emotivo, che portava la mente dell’ascoltatore a viaggiare e sognare, con melodie suadenti e cariche di pathos. Non che non ci provino, ma il risultato è assolutamente deludente.
Per me è una bocciatura netta quanto inaspettata.
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