Piuttosto allettante questo "Serenity", terza prova discografica per i teutonici BoysVoice, tutt'altro che sprovveduti del music biz, avendo licenziato negli anni novanta, per l'appunto, ben altri due album (l'omonimo del 1990 e "Dirty talks" del 1993).
Il disco appare fresco e spumeggiante e "disseterà" i Vostri apparati uditivi, così come la Vostra bevanda preferita è in grado di contrastare la sete tipica di una giornata d'intensa canicola estiva.
Nulla di particolarmente sconcertante è presente nella proposta dei nostri, ma una buona dose di personalità nel rivolgersi in prevalenza a quel classico rock melodico "metallizzato" alemanno, scaturito come conseguenza della scena statunitense degli eighties ed interpretato con gusto "mitteleuropeo", capace di creare un vero e proprio trademark così abilmente rappresentato dai compatrioti Bonfire, Casanova (band con la quale il bassista Jochen Mayer ha collaborato durante il periodo d'inattività dei BoysVoice) e Jaded Heart ed affidando, in contemporanea, l'apporto d'originalità ad un tocco abbastanza significativo di quel flavour di modern-pop (The Rasmus??) molto apprezzato dall'attuale mercato musicale.
Convinzione e decisione non difettano tra i bit di questo Cd, costantemente in bilico tra potenza ed orecchiabilità, melodia e grinta, chorus costruiti con perizia, suggestioni blues ed una certa attenzione a sonorità maggiormente "attualizzate".
Si parte con la bella "Open your eyes", dove appare chiaro che la lezione americana, potremo dire tra Dokken e primo Bon Jovi, è stata perfettamente metabolizzata ed interiorizzata dai nostri in un brano decisamente godibile e si passa alla scintillante trama pop-ish di "Lights out", capace d'insinuarsi subdolamente nel cervello, in virtù di un'apparente semplicità assolutamente vincente.
"Best friend's lover" s'inoltra nel territorio hard-funky e lo fa ancora una volta con una forza rilevante edificata attorno ad un songwriting sapiente, "What you get" è un brillante brano rock vagamente punkeggiante, dalle ottime prospettive commerciali, con chitarre incalzanti e l'eccellente ugola del singer Mani Gruber a sfoggiare tutta la gamma delle proprie notevoli prerogative interpretative.
Stesse potenzialità anche in "Always on my mind" caratterizzata da un magnifico refrain, con "On your own" ritornano gli impasti e le atmosfere Bon Jovi-ane, "Crazy" (in cui il timbro Gruber viene colto da alcuni attacchi di "Meine-ite") affronta il tema blues n' boogie in versione light con buoni risultati, "All about you" è un hard-rock anthem dai connotati bluesy, che s'addolcisce nella strofa per esplodere in un classico coro a "pieni polmoni" e background hard-blues anche per la magistrale "Only see you here", con le linee vocali "psichedeliche" e costruzioni armoniche quasi sixties.
"Too late" è un altro hard-melodic up-tempo discretamente efficace, mentre "Rocket" rappresenta un singolare ibrido tra hard rock, melodie volubili e breaks "spaziali".
C'è ancora spazio per gli adattamenti "radiofonici" di "Lights out" e "Always on my mind" a conferma delle speranze d'appeal media-friendly riposte in queste due canzoni effettivamente ancora più catchy in tali trasposizioni leggermente edulcorate.
Class rock tedesco e qualche digressione di mainstream power pop s'incontrano alla perfezione in questo platter veramente gustoso, ottimamente suonato e adeguatamente prodotto, che sono certo sarà in grado di allietare per parecchio tempo i fans indirizzati a questi generi, se solo vorranno concedere la possibilità alla "voce dei ragazzi" di farsi sentire con rinnovato vigore tramite i diffusori del proprio impianto stereofonico.
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