Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:56 min.
Etichetta:Cryo Chamber

Tracklist

  1. TRANSDUCTIO
  2. IN SEARCH OF LOST WISDOM
  3. CULTUS
  4. TRINITAS
  5. THE EASTERN STAR
  6. SANCTUM

Line up

  • Scorpio V: all instruments

Voto medio utenti

Metatron Omega è un progetto dark ambient proveniente da Belgrado, in Serbia, patria, guarda caso, di Legionarii e Temple Of Gnosis, e se due indizi fanno una prova, qui abbiamo prove schiaccianti che ci troviamo di fronte allo stesso musicista. E sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Ciò detto questo “Sanctum” è il secondo disco, essendo già stato pubblicato “Gnosis Dei” l’anno scorso.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a grandissima musica, evocativa e suggestiva fino al midollo.
Dark Ambient rituale ed esoterico, dalla fortissima matrice occulta.
L’iniziale “Transductio” è davvero qualcosa di fenomenale, richiamando alla mente i migliori episodi di Raison D’Etre.
Canti simil monastici emergono dalle gelide cripte di antiche e maestose cattedrali gotiche, come il soffio mefitico di innominabili rituali ancestrali, arcaici come il tempo stesso.
In “In Search Of Lost Wisdom” il tema portante è un campionamento di campane in lontananza, e una litania sciamanica il cui eco riverbera sulle monumentali pareti d’umido e muffa di solenni costruzioni lovecfratiane.
La musica di Metatron Omega evoca antichità, maestosità, solennità, in una sola immagine la sacralità del Tempo inteso come ere geologiche.
Affianco la componente dark ambient e quella rituale, il nostro aggiunge anche certo minimalismo drone, sotto forma di frequenze disturbate che assumono una veste malevola. “Trinitas” ne è un chiaro esempio, pezzo che durante i suoi 13 minuti diventa ossessivo, con un intermezzo decisamente industriale, gelido, quasi alieno.
Non mi dilungherò oltre, ci troviamo di fronte a qualcosa che, seppure non innovativo tout-court, è fatto dannatamente bene e rispetto al quale i classici canoni di giudizio mal si attagliano, perché quello che in un disco metal potrebbe essere un difetto, tipo la ripetitività, qui diventa un pregio, anzi è uno degli stilemi del genere, un po’ come accade per il funeral doom metal.
Spegnere la luce, indossare le cuffiette d’ordinanza, chiudere gli occhi, alzare il volume, concentrarsi sulla musica per coglierne tutte le impercettibili sfumature, potrebbe essere una delle esperienze più estreme e coinvolgenti di questo 2016.


Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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