Ci siamo già occupati dei bellunesi
Delirium X Tremens in passato, anzi fin dal primissimo demo "
Cyberhuman" del 2004 che fu ampiamente promosso dal nostro Gino, e stesso esito per il primo full length "
CreHated From No_Thing" del 2007, già edito al tempo dalla label che li pubblica ancora oggi ovvero la
Punishment 18 Records, promosso a pieni voti dallo scomparso BurdeN.
Oggi "
Troi" segna il ritorno di
Ciardo e compagni, ovviamente giunti al loro terzo lavoro dedicato completamente alle loro Dolomiti, come si intuisce chiaramente dai titoli sia in italiano ("
Col di Lana, Mount of Blood", "
Spettri nella Steppa", "
The Dead of Stone") sia sin dai primi secondi iniziali, in cui davvero si sembra immersi in atmosfere di altri tempi, atmosfere e luoghi che peraltro il sottoscritto adora alla follia.
Ma i Delirium X Tremens non sono solamente attaccamento alle proprie radici, il death metal di scuola americana dei nostri non è secondo a nessuno in quanto ad impeto ed intensità e l'opener "
Ancient Wings" mette subito in mostra i muscoli e le capacità del gruppo veneto, capacità peraltro esaltate da una produzione brillante ed opulenta, che vanno a sfociare ecletticamente quando in blastbeats di scuola black metal quando in nenie e cantilene già ascoltate in scuola pagan/viking, di sicura efficacia e monumentalità.
Il contrasto tra "
Col di Lana, Mount of Blood" che inizia con cori alpini e prosegue con una feralità degna di "
Rapture" dei
Morbid Angel suscita in me più di un'emozione, così come la seguente e solenne "
The Dead of Stone", sebbene presenti (qui come talvolta altrove) dei momenti dissonanti ed avantgardistici che sinceramente stonano col resto delle composizioni.
Si prosegue così, tra l'efferata "
The Voice of the Holy River" (dedicata al Piave) che si segnala come una delle migliori, e la decadente "
Spettri nella Steppa", quasi scandinava nel suo incedere, ricordandomi qualcosa degli
Enslaved, giungendo al termine di un disco veramente emozionante, che non poteva esimersi dal contenere una cover altrettanto emozionante, per quanto mi riguarda da lacrime ogni volta che l'ascolto, ovvero "
Song to Hall Up High" dei
Bathory, vero testamento musicale di
Quorthon, con un arrangiamento davvero toccante e particolare.
Complimenti ai ragazzi, fieri delle loro origini e del loro death metal crudele e rassicurante, così come a volte lo possono essere le loro montagne.
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