Sin dal primo ascolto di “
Ex nihilo in nihilum” non è difficile riscontare nell’operato dei cechi
Et Moriemur risonanze piuttosto distinte di My Dying Bride e (primi) Anathema, ma la loro capacità nel gestire con temperamento, sensibilità e tensione espressiva la materia “decadente” ed esistenziale li pone al sicuro dal rischio di cadere nella trappola del pacchiano e del
kitsch.
Il disco, oggi riproposto in vinile (dopo una prima pubblicazione nel 2014 sotto l’egida della
label russa Solitude Productions) dalla sempre attenta
Minotauro Records, offre agli estimatori del genere la possibilità di sprofondare in atmosfere molto stranianti, l’occasione di inerpicarsi in un percorso sonoro poetico, angoscioso e intenso, gravido di suggestioni letterarie (esplicite o implicite … da
Kafka a
Leopardi, passando per
Beckett) e ammantato da un inquietante senso mistico.
Irretiti da una stupenda copertina (su cui è immortalata, tramite uno scatto di
Greg Jones, la scultura “
Ex Nihilo” di
Frederick E. Hart), cullati da chitarre mortifere e suadenti che sanno lusingare e scorticare i sensi, avvolti da elegiache e sinistre note di pianoforte e da plumbee cadenze ritmiche, vi ritroverete immersi in questa “
Soundtrack for the absurdity of life and triviality of man” (
cfr. la pagina
Facebook del gruppo), accompagnati dai recitativi algidi e dal
growling disperato di
Zdeněk Nevělík, efficace cicerone di un impervio cammino al tempo stesso alienante e coinvolgente.
La fascinosa litania “
Sea of trees” è un’ottima maniera per entrare in sintonia con l’universo evocato dal quintetto di Praga e se “
Dissolving” propone potenti squarci di
death-doom, la malia brumosa di “
Norwegian mist” e il clima apocalittico di “
Liebeslied” fanno precipitare l’astante in un gorgo emotivo ancora più oscuro e tragico.
Il secondo lato dell’
ellepi (
oibò, fa un certo effetto poter usare tale locuzione fuor di metafora …) è inaugurato dal breve intermezzo “
Angst ”, che sfocia nella strisciante “
Nihil”, un altro momento del programma davvero piuttosto “impressionante”, al pari della desolante
suite “
Black mountain”, mentre tocca alla breve “
Below” porre un sigillo di conturbante (e vagamente
Lou Reed-iana) ceralacca su un’opera in cui visioni oniriche, simbolismi e realtà viaggiano appaiati e pongono l’accento su una vicenda umana considerata (spesso non a torto, direi …) incomprensibile e assurda.
Una preziosa ricerca strumentale e lirica, scevra da ridondanti autocompiacimenti, fa degli
Et Moriemur una delle formazioni “emergenti” maggiormente interessanti del settore … un pizzico di ulteriore maturità stilistica e compositiva e potranno ambire a ruoli finanche più gratificanti e prestigiosi.
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