Ci sono band che non inventano nulla, ma che quando fanno musica la fanno decisamente bene: gli ungheresi
Avenford (che però risiedono nel Regno Unito) rientrano sicuramente in questa categoria di formazioni.
Partendo dalla lezione heavy/power di band come Masterplan e Iron Maiden (e ci aggiungerei pure gli Innerwish e gli indimenticati Leverage), i nostri snocciolano undici tracce godibili, ben arrangiate, piene di ottimi spunti e di guest di rilievo.
Si inizia con la melodica
"Dead Or Alive", con il buon
Apollo Papathanasio in supporto all'ottimo
Arpie Gamson, per proseguire con la più elettronica
"Back In Time". L'incipit di
"Assassin" sembra quello di
"Chop Suey!" dei System Of A Down, ma è solo la testa di una bordata heavy metal impreziosita da un break strumentale elaborato e grintoso allo stesso tempo.
Roland Grapow presta la sua chitarra alla successiva
"Fury Road", terzinato dalle tinte prog e dalla sezione strumentale neo-classica. Gli incroci chitarristi di scuola Queensrÿche della strumentale
"Maze Of Visions" preludono alla titletrack, una traccia pestata dal sapore Eighties travestita da power ballad.
"Overlord" ha un'introduzione disorientante (sembra di ascoltare i Pink Floyd) ma vira rapidamente verso lidi power più canonici dove è la doppia cassa martellante di
Dimitrov a dettare il passo.
"Dark Angel" è più hard rock-oriented, quasi Europe, e anticipa
"Mask", caratterizzata da elementi thrash e da un ritornello meraviglioso.
"Return From The Land Of Emeralds" è un lungo brano strumentale dove convivono pacificamente metal neo-classico, prog, heavy metal, flamenco e chitarre dalle sonorità queeniane, peccato solo per il finale bruttino. La maideniana
"Unholy Game" chiude un full-length sicuramente riuscito che fa ben sperare per il futuro di questo giovane combo.
Ascolto obbligato per tutti gli appassionati di metal melodico...
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