Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:65 min.
Etichetta:Independent
Distribuzione:Black Widow Records

Tracklist

  1. CONFESSIONE
  2. CONTENEBRAT
  3. GUARDIAN WOODS
  4. HEKATE'S WHEEL
  5. THE LAND OF THE YOUNG
  6. CERIDWEN
  7. SEVEN GATES
  8. CALICE DI SANGUE
  9. LEANAN SIDHE
  10. THE SPELL OF THE SPIDER

Line up

  • Tytanja: vocals
  • Rob: guitar
  • Vins: bass
  • Miky: drums
  • John Goldfinch: vocals on “Confessione”
  • Elena Crolle: orchestral sinth on “The Land of the Young” and “Leanan Sidhe”
  • Mattia Stancioiu: bodhran e percussions on “Contenebrat” and“Leanan Sidhe”

Voto medio utenti

Non conoscevo i Sidhe, già artefici di un apprezzato debut album autoprodotto (“She is a witch”), ma è stato sufficiente l’ascolto di “Confessione”, fascinosa opener del secondo “Contenebrat” per essere completamente conquistato dalle seducenti atmosfere di gotico paganesimo che impregnano la musica e i testi di questo valente gruppo lombardo.
La presenza della voce di Giovanni ‘John Goldfinch’ Cardellino de L'impero delle Ombre, special guest del processo per stregoneria in note che apre il disco, contribuisce a rendere veramente catalizzante il pezzo e tuttavia anche il resto del programma, marchiato dall’ugola flessuosa e conturbante di Tytanja e dalle chitarre ossianiche e ammalianti di Rob, garantisce ottime vibrazioni a tutti i cultori del doom metal più melodico e avvolgente.
Trasportati in un clima magico e occulto, vedrete “scendere la notte” (parafrasando la traduzione dal latino del titolo dell’opera) sui vostri sensi, irrimediabilmente irretiti dalla litania ritualistica della title-track, dalle insinuanti suggestioni dark –doom di “Guardian woods” e della lunga (forse appena un po’ troppo …) e cangiante “Seven gates”, e dalle reminiscenze celtico-gaeliche di “Hekate's wheel”.
Si continua con gli arcani ed enfatici affreschi strumentali di “The land of the young”, l’incantevole “Ceridwen” è un’altra testimonianza, dopo il fenomenale atto d’apertura, del carisma irresistibile della lingua di Dante e la liturgica “Calice di sangue”, a dispetto del titolo in italiano, ripropone lo stesso tema solo in minima parte, deludendo leggermente chi come il sottoscritto ama in maniera particolare queste soluzioni lessicali autoctone e ritiene i Sidhe abilissimi interpreti di una scelta espressiva tanto rischiosa quanto appagante.
Con la leggiadra “Leanan Sidhe” e la pulsante e plumbea “The spell of the spider” si chiude un lavoro davvero intrigante, da consigliare senza remore agli estimatori di Blood Ceremony, Coven e Inkubus Sukkubus, e che ci consegna una band di primo piano nel ricco panorama del rock esoterico.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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