Amici del doom, tocca mettere mano al portafogli.
E volete anche sapere perché? Beh, ma avete letto i nomi nella line up?
Ok, vediamo di partire dall'inizio.
I
The Doomsday Kingdom la nuova band dell'inossidabile
Leif Edling che, parcheggiate nel limbo altre sue formazioni e messo in freezer i Candlemass per quanto riguarda la composizione di nuovo materiale, non ha saputo starsene con le mani in mano ed ha cominciato, tutto solo, questo nuovo progetto nel 2015. O meglio, lui stesso ha dichiarato che si trovava in un momento di semi-depressione in cui non aveva voglia di leggere, di uscire, di fare nulla e allora si è messo a scrivere musica e se ne è venuto fuori con l'ossatura delle canzoni che troviamo qui. Bene
Leif, deprimiti per noi.
La proposta musicale, lo avrete capito, non è certamente uno speed-power helloweeniano o un technical-death ipervitaminico, parliamo invece si un doom metal infarcito di classico heavy e di buone porzioni di epicità. Insomma, quello che a
Leif riesce piuttosto bene da più di 30 anni, musica che non si discosta moltissimo da quanto prodotto dal bassista con la sua band principale ma sicuramente meno ossessiva e monolitica.
Dopo un breve EP che ha fatto drizzare le antenne alla
Nuclear Blast, il buon
Leif ha reclutato elementi per comporre una band vera e propria pescando da conoscenze e compagni di altre sue band, mentre per la voce, la scelta è ricaduta su
Niklas Stålvind dei bravissimi Wolf.
Ecco, questa è stata la sorpresa del disco. Appena ho premuto play sono rimasto spiazzato nell'ascoltare un timbro pulito, acuto, d'acciaio come quello di
Niklas accostato alle sonorità epic-doom proposte. Pensavo che brani epici, sulfurei ed intensi come quelli partoriti dalla penna del bassista, per rendere al meglio avessero bisogno di una voce calda oppure spettrale, sporca, con tratti drammatici ma... con sorpresa,
Stålvind mi smentisce e si rende protagonista di una performance davvero sentita. Il singer cerca di dare il massimo per adattarsi alle composizioni, interpreta in maniera viscerale e alla fine si rimane a bocca aperta. Bravo.
Della voce ne ho parlato ma la musica non è certamente da meno, anzi, sotto l'aspetto squisitamente strumentale nulla è lasciato al caso. La tracklist presenta un buon equilibrio tra brani più lenti e propriamente doom ed altri più diretti ed asciutti, tutti naturalmente suonati con classe e con una saggia scelta di suoni, evitando distorsioni esagerate o una pulizia chirurgica ma prediligendo una resa omogenea, dal sapore quasi ottantiano ma non per questo finta. Un album davvero riuscito questo debutto dei
The Doomsday Kingdom che mostra una coesione ed un equilibrio notevole, anche gli assoli e le parti di chitarra in generale sono ottime, sia per quanto riguarda i riffoni rallentati che gli arpeggi oppure i momenti più metallici. Non parliamo di roba innovativa o avanguardista, di base,
Leif, suona sempre doom metal nei suoi progetti e nelle sue band ma ogni volta con venature e inflessioni differenti. Possiamo quindi dire che se i Candlemass sono il terreno di partenza di tutto, i Krux sono la parte più "ruspante" e diretta, gli Avatarium quella più eterea, rock e legata agli anni 60/70, gli Abstrakt Algebra quella più sperimentale e strumentalmente complessa, i
The Doomsday Kingdom, infine, rappresentano il lato più classicamente epic-doom. Insomma, musica abbastanza facile da assimilare ma non banale, varia ma non troppo articolata, gloriosa e solenne senza essere pacchiana, con buoni muscoli di metal classico ma senza riferimenti precisi. Se dovessi accostarli ad un'altra band, tirerei certamente in ballo i conterranei Sorcerer.
Non mi dilungo oltre, se siete amanti di queste sonorità conoscerete certamente la materia, buttate un orecchio ai due pezzi qui sotto, ordinate la vostra copia del disco e...
'Listen to them - children of the night. What music they make!'