Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:35 min.
Etichetta:Season Of Mist

Tracklist

  1. MOUNTAINS & CONQUERORS (PT. 2)
  2. THE ENDLESS ROAD
  3. MEDITATE. MEDIATE
  4. THE GREAT VAST
  5. SET SAIL (TOWARDS THE SUN)
  6. SOLAR
  7. SABBATICAL MOONS
  8. EARTHRISE
  9. SWEET SOUL GATHERING

Line up

  • Carmen Simões: vocals
  • Rune Eriksen: guitars, vocals
  • Alexandre Ribeiro: bass
  • Ricardo Martins: drums
  • Dan Knight: keyboards

Voto medio utenti

Ecco un altro di quegli album suggeritomi dal nostro sempre fervente forum. Dietro al monicker Earth Electric si cela nientepopodimeno che l'ex-Mayhem Rune Eriksen, nato in Norvegia ma già da anni residente in Portogallo. Qui conosce Carmen Simões, cantante degli Ava Inferi con cui incide quattro album tra il 1996 e il 2012 prima dello split nel 2013.

Nel 2014 i due cominciano a lavorare a un progetto "borderline" marcatamente ispirato all'hard rock degli Anni Settanta ma comunque pensato per i giorni nostri. Da quelle session (a cui collabora anche "il nostro" Luigi "Gee" Anzalone, attualmente in forza ai Dragonforce) nascono le idee che andranno a comporre questo riuscito "Vol. 1: Solar", full-length che fa intravedere un futuro più che roseo per la curiosissima formazione europea.

L'heavy prog di "Mountains & Conquerors" - con l'Hammond dell'ex-Messenger Daniel Knight in primo piano - rimanda a una versione "testosteronica" degli Atomic Rooster di Vincent Crane, e la voce eterea della Simões, disorientante di primo acchito, funziona invece piuttosto bene. In "The Endless Road" - dove gli effetti sulle tastiere aggiungono una dimensione lisergica al sound - è difficile non sentire i Black Sabbath o gli Uriah Heep, così come nella successiva "Meditate, Mediate", dove le tinte si fanno ancora più oscure. "The Great Vast" ricorda gli Opeth che cercano di suonare come i Deep Purple, mentre l'accoppiata "Set Sail"/"Solar" mette a sistema armonie spigolose di scuola Tony Iommi e sonorità più dirette e lineari. In "Sabbatical Moons" il contrasto tra l'incedere ruvido delle chitarre e la voce del soprano raggiunge il suo apice, prima della più propriamente progressiva "Earthrise", dove i nostri si confrontano con i tempi dispari e i sintetizzatori più acidi. La chiusura è affidata all'inquietante "Sweet Soul Gathering", brano per sole voci dal carattere ritualistico - lo accosterei a una versione "accessibile" dei Magma.

Come dice il proverbio, "chi ben comincia è a metà dell'opera". E gli Earth Electric hanno cominciato sicuramente bene...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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