Gli
Oversense sono tedeschi; al banco di regia di
"The Storyteller" ci sono
Olaf Reitmeier (Avantasia, Kamelot, Epica) e
Miro Rodenberg (Edguy, Brainstorm, Rhapsody Of Fire); il guest di turno si chiama
Sascha Paeth (che fa un assolo nella traccia
"Wild Hunt").
Quindi dove stanno le sorprese in questo full-length? La risposta è meno scontata del previsto, dato che lo pseudo-concept (dico "pseudo" perché pare che le canzoni siano tutte legate tra loro ma informazioni a riguardo non se ne trovano) assemblato dal giovane quintetto di carne al fuoco ne mette davvero tanta...
Dopo la misurata e non troppo pacchiana ouverture iniziale (
"Forgotten Tales") è la volta della sopraccitata
"Wild Hunt", piacevole traccia di metal melodico che risulta però eccessivamente frammentaria a causa delle troppe sonorità sfiorate e mai veramente approfondite dal buon
Meyer - che, per la cronaca, ha un timbro che con i vari
Kiske o
Sammet non c'entra proprio niente, avvicinandosi più a un
Chad Kroeger o a un
Alex Band - e soci.
"Mr. Mackie's..." soffre degli stessi sintomi, nonostante i tratti cinematografici di memoria Mechanical Poet, e anticipa la lineare e tirata
"Purgatory", dal piglio maideniano. In
"Sally" si percepiscono echi mainstream di derivazione Avenged Sevenfold, così come appare evidente la lezione di
Steve Harris in
"We're Gonna Bring You Thunder".
"Phobia" è prolissa - nonostante le orchestrazioni appena accennate e i cantati di facile presa - e alterna momenti da headbanging ad altri più riflessivi che mi hanno ricordato i Queensrÿche.
"Last Goodbye" è un inaspettato (o forse no?) episodio "happy metal" a cavallo tra Helloween e primi Sonata Arctica, e prelude alla "suicide ballad" pop
"The Heart Begins To Shiver" (ricordate
"Wherever You Will Go" dei The Calling? Uguale). Altro cambio di rotta per
"When The Undead Rise", dove sembra di sentire gli Almanac di
Victor Smolski, prima dell'hard rock annacquato e innocuo di
"Through The Panther's Eyes". La bonus track
"Big Bang" è discreta, pestata, ma non imprescindibile.
Gli
Oversense hanno tante cose da dire, non c'è dubbio, ma a risentirne è l'omogeneità del risultato finale e della proposta in genere: un po' di selezione più accurata a monte e tra qualche anno potremmo sentire parlare molto di loro.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?