Proprio non ci siamo, c`erano una volta i
Danzig, e c'era una volta
Glenn Danzig, oggi abbiamo un artista che palesemente non ha più nulla da dire, che cerca con ogni mezzo di portare avanti un progetto "noioso" che ormai, ripete sempre gli stessi schemi.
"Black Laden Crown", è uno dei punti più bassi della trentennale carriera dei
Danzing, probabilmente però il vero errore è stato quello di trascinarsi fin qui, quando ormai da anni l'ex Misfits, non riesce più ad avere idee vincenti, sono lontani i tempi di
"Lucifuge" o
"How The Gods Kill".
Idee scarse, "solite" liriche horror/dark, suoni veramente poveri, atmosfere cupe e malate come al solito, linee vocali risicate, e in alcuni momenti troppo alte, merito o meglio demerito, di una produzione quanto meno discutibile,
Tommy Victor a tratti fastidiosamente
inascoltabile.
Ecco in sintesi
"Black Laden Crown", album privo di ispirazione, produzione che penalizza in maniera eccessiva un drumming fin troppo basilare, delle chitarre abbiamo già parlato, il basso è difficilmente distinguibile, ma quel che è peggio è constatare come
Danzig sia oramai sfiatato.
Purtroppo siamo al cospetto du una release che oltre ad evidenziare il pessimo stato di forma della band, sembra essere stata assemblata più per il “dovere”, dopo sette anni, di regalare ai fans un album di inediti, più che per mera ispirazione discografica.
Analizzando l’intero lavoro le canzoni di
"Black Laden Crown" risultano essere troppo statiche e schematizzate, si potrebbe dare la sufficienza minima a
"Devil On Hwy 9" e
"But A Nightmare", e
"Last Ride", che alla fine è l’episodio migliore del decimo lavoro dei
DanzingTroppo poco per poter giustificare una prova modestissima per un album altresì improponibile, se avete intenzione di punire qualcuno per i suoi
peccati, rinchiudetelo in una stanza e sottoponetelo a questi 45 minuti di "tortura".
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