Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:49 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. AMERICAN DREAM
  2. THE REVOLUTION STARTS TONIGHT
  3. SOMETHING INSIDE
  4. GOLDEN GLOW
  5. YOU’RE TOO ROCK N ROLL
  6. THE HEART IS A MINDLESS BIRD
  7. SEARCHING FOR A SIGNAL
  8. WELCOME TO THE NEW DISASTER
  9. TEN THOUSAND REASONS
  10. CATALINA
  11. DON’T KNOW ANYTHING

Line up

  • Nick Brophy: bass, keyboards, vocals
  • Vivian Campbell: guitars, vocals
  • Marc Danzeisen: drums, vocals
  • Rob Lamothe: vocals, guitar

Voto medio utenti

Storia abbastanza particolare quella dei Riverdogs … nati verso la fine del 1988 e caratterizzati da un iniziale turbinio di cambi di line-up, cominciano ad assumere un profilo consistente quando nella band entra Vivian Campbell, in un primo momento contattato solamente per produrre l’albo d’esordio del gruppo.
Viv era appena uscito dai Whitesnake e libero dalle “pressioni dorate” a cui era stato sottoposto in quella prestigiosa situazione, sentiva il bisogno di dimostrare le sue qualità come artista in un progetto a cui poter concedere il massimo livello di coinvolgimento.
Con il contributo di Rob Lamothe, Nick Brophy e del session drummer Mike Baird esce nel 1990 “Riverdogs”, uno di quei dischi capaci di donare vitalità all’hard-rock blues, ancora oggi da considerare, almeno per quanto mi riguarda, tra i capisaldi del genere.
La parabola dei Riverdogs a questo punto assume contorni simili a quelli di molte altre formazioni coeve … un secondo lavoro di ottimo livello, passato inosservato (“Bone”, del 1993, privo dell’apporto dell’attuale chitarrista di Def Leppard e Last In Line), un primo timido tentativo di ritorno (“World gone mad”, 2011) e poi, dopo un altro periodo di silenzio, finalmente l’annuncio di un nuovo full-length, che riaccende inevitabilmente le speranze di chi con la musica di questi ragazzi ha trascorso momenti indimenticabili.
California”, lo diciamo subito a scanso di fraintendimenti, è un disco splendido, degno di essere comparato con il passato più glorioso dei nostri, un’opera in cui l’hard-rock screziato di blues si rivela ancora una volta una materia per nulla nostalgica, a meno che non si voglia attribuire tale definizione all’emozione cardio-uditiva più profonda e autentica.
La voce di Lamothe avvolge come quella di un giovane Coverdale infatuato dai registri di Chris Cornell (R.I.P.), la chitarra di Campbell seduce con raffinatezza e colpisce con intensità, privilegiando il buongusto esecutivo agli eccessi di protagonismo, mentre i tamburi di Marc Danzeisen (ormai da lungo tempo membro effettivo della band) pulsano all’unisono con il basso di Brophy, importante anche per il suo prezioso sussidio vocale e tastieristico.
Il resto lo fa un songwriting ricco di melodie evocative e di bordate imperiose di feeling, per un programma che parte un po’ in “sordina” con l’ammiccante “American dream” e che grazie alla suggestiva atmosfera vagamente Thin Lizzy-ana di “The revolution starts tonight” comincia a fare veramente “sul serio”.
Da qui in avanti è praticamente impossibile stilare classifiche di merito … vi troverete a “camminare nell’ombra del blues” con “Something inside” e sentirete i vostri sensi vibrare di fronte alla tensione intimista di “Golden glow”, al giro ipnotico dal tocco “attualizzato” di “You’re too rock n roll” e al climax di “The heart is a mindless bird”, gratificato da un incantevole tocco psichedelico.
Searching for a signal” mostra il lato più energico della formazione, “Welcome to the new disaster” riprende a inebriare con un emozionante clima notturno e sinuoso, lo stesso che avvolge i sussulti di “Ten thousand reasons” e le armonie di “Catalina”, assai gradevoli nonostante un pizzico di manierismo.
Alle delicate e ammalianti note di “Don’t know anything” è infine affidato il compito di interrompere la magia di un ascolto che si ha subito la necessità “fisica” di ripetere.
I Riverdogs riescono nell’impresa di trasferire i dogmi di un genere “conservatore” direttamente nel terzo millennio, ostentando talento, freschezza e un’enorme ispirazione … ora speriamo che la diffusa superficialità e l’indifferenza del rockrama contemporaneo (magari assieme agli impegni di Campbell …) non finiscano per farli sparire un’altra volta … equivarrebbe alla reiterazione di un “delitto” davvero difficile da accettare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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