Dietro il moniker Paths Of Possession si cela una band che fino all’altro ieri erano in pochi a conoscere, tant’è vero che il debut della band, “Legacy In Ashes”, risale addirittura al 2000 ed era autoprodotto. Poi succede che nella band entra a far parte George Fisher, alias il “corpsegrinder” dei Cannibal Corpse, ed ecco che si genera un discreto hype intorno alla band, il quale la porta addirittura a firmare per la Metal Blade, guarda caso proprio l’etichetta della band floridiana.
Cosa voglio dirvi con tutto questo? Innanzitutto che se non fosse per Fisher, nessuno parlerebbe dei Paths Of Possession, semplicemente perché la band in fin dei conti non è tutto sto granché. Parliamo di death metal con molte influenze swedish, ricco di parti più melodiche che brutali, nonché di riffoni thrash. L’iniziale “Darklands” è emblematica di quel che ho detto.
Dal punto di vista compositivo si arriva a stento alla sufficienza, con strutture ormai stantie e abusate, che vengono tirate per le lunghe, generando notevole noia nell’ascoltatore.
La prima parte del disco presenta i pezzi un più ordinari, ed è solo dopo l’intermezzo strumentale “Erzsebert” che si ha un saggio un po’ più incisivo delle qualità della band, che dal punto di vista esecutivo sono indubbie. Il pezzo migliore, o uno dei, è certamente “Promises In Blood”, la title-track, dove la band ha ottimi rallentamenti doomy e dove riesce a fondere bene melodia e brutalità.
Anche le successive “Bring Me The Head Of Christ”, “Through The Fiery Halls” e la conclusiva “The Icy Flow Of Death” non sono male, mostrando un lato più diretto e brutale della band.
In definitiva quindi questo è un disco abbastanza buono, ma di certo non tale da far gridare al miracolo e la presenza di “corpsegrinder” non da alcun valore aggiunto a questo disco, anzi la sua prestazione vocale è piuttosto ordinaria (e poi io ho sempre preferito quell’altro, oramai, smidollato di Chris Barnes).
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