“Scusa, ma tra di noi non può funzionare. Non sentirti in colpa, il problema sono io, non tu…”Tutti nella vita ce lo siamo sentiti dire almeno una volta, ed è quello che mi verrebbe da urlare agli
Eagleheart se li incontrassi per strada. Il power metal anonimo e scolastico dei cechi farà la gioia dei fan di Kamelot, Edguy e cugini prossimi, ma non riesce proprio a conquistare il sottoscritto, che fa molta fatica ad arrivare alla fine di questo
“Reverse”.
Dopo “il solito” intro epico/sinfonico/elettronico, tocca ad
“Until Fear Is Gone” aprire le danze, con il suo incedere innocuo e il timbro di
Sáček a cavallo tra
Roy Khan e
Tony Kakko.
“Healing The Scars” - nonostante gli spunti alla
“The Black Halo” - è più originale nell’evoluzione, e sfocia nella poco riuscita
“All I Am”, con i suoi arpeggiatori messi un po’ a casaccio.
“Palace Of Thoughts”, pestata ma equilibrata, riesce ancora a convincere, così come le atmosfere teatrali - comunque già sentite - della titletrack.
“Erased From Existence” è un mid-tempo dalla formula più che collaudata, e fa il paio con
“Mind To Decipher”, dove i nostri si cimentano con il growl e con le sonorità oriental (che in queste produzioni non possono mai mancare).
“Endless” tenta la carta della modernità ma con poca convinzione, mentre
“Enemy Within” scimmiotta Royal Hunt ed Evil Masquerade - senza offesa per le formazioni citate. In
“Painting The Shadows By Light” gli
Eagleheart “danno tutto” in termini di densità sonora e di quantità di elementi messi in campo, senza però il pieno controllo della situazione (l’ennesimo finale in
fade parla da sé). Scontata è pure la bonus
“Erased”, breve ballad dalla coda elettrica di cui si poteva tranquillamente fare a meno. Che parto.
Sufficienza politica.
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