Gli inglesi
In Search Of Sun sono dei temerari. Mi hanno ricordato i Glowin Shadow, le cose più soft dei Good Tiger o dei Periphery (e guarda caso alla regia c'è
Adam “Nolly” Getgood), ma hanno personalità da vendere, tant'è che inquadrarli è impresa davvero ardua.
Si può sicuramente dire che fanno alternative rock/metal, ma sarebbe troppo riduttivo.
"Say It Like You See It" è molto orecchiabile, con melodie di facile presa (ma non per questo scontate), è ricercata e ha un bel tiro, il tutto in soli 4 minuti.
"Bad Girl" non è da meno, con le sue influenze funk piegate con successo al contesto rock/metal, e fa il paio con
"Petrichor", che spicca per le capacità tecniche dimostrate dalla band. Con
"Elevation" i londinesi hanno reso accessibili le intuizioni ritmico-melodiche dei King Crimson degli Anni Ottanta con l'aggiunta di percussioni dal carattere latin, mentre
"In The Garden" suona ruffiana e spavalda al punto giusto.
"Little Wolf" sfocia rapidamente in
"Never", pseudo-ballad dai connotati progressivi che mette a sistema virtuosismi e ritmi tribali.
"Rejection" - con lo splendido break sincopato - è heavy e con pochi fronzoli, e prelude a
"Illusions", dove il groove coinvolgente è dato dagli ostinati di chitarra e basso. Gli stessi espedienti vengono utilizzati per
"MotherFunk" - con una cura maggiore per gli effetti chitarristici - prima della conclusiva
"Mon Amour", giocata sulle dinamiche e sul contrasto fra timbriche soffuse e granitiche.
Qualche
fade out di troppo (tra l'altro del tutto inutile) penalizza la valutazione finale, ma non posso che accogliere favorevolmente album come
"Virgin Funk Mother" che provano a suggerire un futuro per la nostra musica preferita.
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