La
Prophecy Productions non si tira mai indietro davanti a proposte “sui generis” e quindi non poteva non accogliere nel suo roster l’ormai storica
Camerata Mediolanense, collettivo di musica “antica e moderna” fondato nel lontano 1994 dall’accademica
Elena Previdi.
Precisiamo subito che l’ago della bilancia pende volutamente dal lato della musica “antica” perché - ammonisce la
Previdi -
“the artistic and aesthetic experiences of the Past are more rewarding than the ones of our current time”. Il risultato è un full-length distante non solo dal rock e dal metal, ma anche dal pop o da qualsiasi altro genere musicale contemporaneo, un intrigante (ma troppo spesso autoreferenziale) viaggio nei dimenticati anni della “musica esatta” e della poesia di
Petrarca e di altre poetesse meno note che di sicuro incontrerà il gusto di ben pochi dei nostri lettori.
L’elaborata
“Lacrime Di Gioia” mette a sistema monodie gregoriane, ipnotici rintocchi di pianoforte (per la cronaca, strumenti di fine Ottocento/inizio Novecento), linee vocali sospese e minimali, aperture epiche e drammatiche con un’ambizione degna del miglior prog italiano dei primi Anni Settanta che voleva confrontarsi con testi al di fuori della propria portata (penso ai Latte e Miele di
“Passio Secundum Mattheum” o a
“La Bibbia” del Rovescio Della Medaglia). Questa “ambizione” viene un po’ meno nelle tracce successive:
“Scrissi Con Stile Amaro” ha i tratti arcaici della ballata medievale;
“Notte Di Novelli Sogni” e
“Mi Vuoi” sono più vicine alla liederistica di
Schubert e
Brahms (nonostante i curiosi inserti rumoristici);
“In Notte Ancora” e nel duetto
“Pace Non Trovo” prendono il sopravvento le influenze romantiche (il pianismo è quello di
Beethoven e di
Mendelssohn) - e cominciamo anche un po’ a stufarci dei tempi ternari. Si gioca ancora con gli effetti nella successiva
“Dolce Salire”, che spicca per i riusciti contrappunti corali, prima della conclusiva
“Quando ‘l Sol”, dove il virtuosismo - se così si può chiamare - lascia spazio allo stile “essenziale” di compositori del calibro di
Satie,
Glass e
Nyman, con una voce mai così teatrale e struggente allo stesso tempo.
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