Dopo il buon riscontro avuto col precedente "
In The Shadow Of The Inverted Cross" (gran disco, ve ne parlavo
qui), i
Sorcerer sono passati dall'essere una semplice scommessa (del tipo "riprendiamo in mano la band del '95 e vediamo che succede") all'essere una realtà abbastanza importante per la
Metal Blade, sicuramente interessante per gli amanti del doom. O meglio, di certo epic-doom tra Veni Domine, Candlemass, Memory Garden, ma più facile e tranquillo. O meglio ancora, per gli amanti del classic metal in generale. E ora mi spiego.
Anche il nuovo "
The Crowning Of The Fire King" è un bel disco ma le coordinate si sono spostate leggermente, le canzoni si sono fatte più semplici, sono mediamente più lunghe, il suono è molto pulito e, soprattutto, la splendida voce di
Anders è al centro della scena. Sempre. Certo, ci sono anche le chitarre ma sono, come dire, tenute al guinzaglio. Il riffing è assolutamente di scuola
Iommi (con diversi riferimenti agli Heaven and Hell) ma con poche sorprese, non ci sono accelerazioni, cambi di passo e gli assoli sono spesso veloci, sweeppati, da shredder, leggermente fuori contesto. Almeno, questa è la mia sensazione. Avrei preferito una maggiore varietà, qualche momento da scapocciamento per buttarci uno di questi assoli da mille note, tipo un pezzo alla
When Death Calls (da Headless Cross, giusto per restare nel genere), invece no.
Detto ciò, c'è da sottolineare uno straordinario lavoro negli arrangiamenti, una cura assoluta delle melodie e di come, anche con una notevole linearità dei pezzi, questi riescano a risultare convincenti e... oh, funzionano, cazzo se funzionano. E allora che gli vuoi dire ai Sorcerer? Mi rendo conto che la prima parte di questa disamina del disco possa risultare negativa, no, sono solo osservazioni personali più o meno condivisibili, critica musicale. Ogni tanto proviamo a fare anche quella tra una stroncatura ed un elogio spassionato. Certa è invece la qualità di questo "
The Crowning Of The Fire King" che al suo interno ha canzoni da pelle d'oca ed alcune di queste, come
Abandoned By The Gods, sono tra le migliori composizioni del 2017.
Se il genere proposto è di vostro gradimento, con questo disco potete andre sul sicuro e, se non vi dà troppo "fastidio" la sensazione di pulizia generale -perché è bene ricordare che a volte i piccoli difetti caratterizzano ed inconsapevolmente aumentano la qualità di una proposta- lo apprezzerete ancora di più.