L'unica critica "vera" che si può muovere agli
Eastern High è di proporre musica fin troppo eterogenea.
Il duo fondato dai fratelli
Svensson (che ambisce a diventare un quintetto quanto prima per poter suonare la propria musica dal vivo) dice di fare "progressive metal", etichetta molto generica che non rende giustizia a un sound che incorpora vari elementi anche molto distanti tra loro.
"Bottles Insanity" e
"Eyes Of Heaven" hanno a tutti gli effetti qualcosa del progressive dei Nevermore o dei Communic, con melodie morbide e orecchiabili che talvolta si alternano al growl, in evidente - e voluto - contrasto. Ma già
"Evil Inc." strizza l'occhio al thrash/death, prima della più soffusa
"Ghost Of The Sea", di ispirazione alternative. Nella titletrack vengono introdotti elementi post, mentre in
"Clandestine Hunger" c'è spazio anche per il doom.
"The Pretender" è una traccia lineare, con un bel tiro e con pochi fronzoli che sfocia nell'epica
"Afterglow", a cavallo tra dark-folk (penso ai 1476) e colonne sonore morriconiane.
Il potenziale c'è tutto, ma penso che gli "ingredienti della ricetta" siano un po' troppi per soli 39 minuti di musica: così non si rischia di disorientare eccessivamente l'ascoltatore?
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