Se il precedente
"Innuendo" poteva essere sembrato "l'eccezione che conferma la regola" - ovvero un disco riuscito un po' "per caso" dopo una miriade di release poco convincenti - il nuovo
"Darkness Of Eternity" è qui pronto a dimostrare il contrario, e a confermare che gli
Amberian Dawn hanno veramente trovato una propria collocazione nell'affollato panorama symphonic metal europeo.
I nomi di riferimento sono un po' sempre quelli, inutile negarlo (tra gli altri ho appuntato Dark Moor, Royal Hunt, Yngwie J. Malmsteen, Sonata Arctica), ma i finlandesi riescono a plasmare la materia sonora con personalità e introducono alcuni elementi di primo impatto "shockanti" - su tutti i pesanti riferimenti agli ABBA nelle linee vocali - ma in fin dei conti non così fuori luogo.
L'introduttiva
"I'm The One" sembra presa da
"The Gates Of Oblivion", prima dell'inaspettata - ma piacevole -
"Sky Is Falling" (prima ho parlato di ABBA non a caso).
"Dragonflies" ha tanto del metal neo-classico, con
Tuomas Seppälä impegnato a fare il novello
Jens Johansson (che questa volta non è citato tra i guest), mentre
"Maybe" rievoca nuovamente il quartetto pop svedese con il suo incedere disco-music - e meno male che lo ha ammesso la stessa
Päivi "Capri" Virkkunen. Il trittico
"Golden Coins"/"Luna My Darling"/"Abyss" è più canonico, con le sue melodie intricate ma orecchiabili, mentre
"Ghostwoman" è un particolare mid-tempo dalle tinte esotiche.
"Breathe Again" non sfigurerebbe in un musical Disney - anche se perde qualcosa con l'ingresso della batteria e delle chitarre - e sfocia nella conclusiva titletrack, seconda parte di una sinfonia iniziata con
"Innuendo" e ascrivibile all'immaginario sonoro di score del calibro di
"Edward Mani Di Forbice" e simili.
"Darkness Of Eternity" è un disco valido. Forse farà storcere il naso a qualche purista ma pazienza. Avanti così.
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