"
The Monarch Slaves" è il primo full length per gli
Extinction, una formazione che per quanto oggi abbia sede a Torino, ha le proprie origini nel Salento e queste risalono addirittura al 1995, un periodo testimoniato dal demo "Progress Regress", composto da cinque pezzi di cui ben quattro ripresi sull'album. Dopo un lungo silenzio e il suo trasferimento nel Piemonte, solo nel 2014 il chitarrista
Danilo Bonuso rifonda la band, assieme ad alcuni musicisti locali, trai quali la cantante
Alice "Darkpeace" Lospinoso, che nel 2016 ha addirittura partecipato al talent (?!?!?) show televisivo "Italia's Got Talent", con "
Conspirators" e soprattutto presentandosi con un furioso e inaspettato growling, che ha lasciato di stucco pubblico e giuria.
Nessuno shock nell'approccio all'ascolto di "
The Monarch Slaves" per il sottoscritto, che era ovviamente preparato a questa circostanza, con
Alice "Darkpeace" che inizia a aggredire il microfono prima con la titletrack e quindi con la già citata "
Conspirators", due brani che ci consegnano una band che ha fatto proprio un mix tra Death e Thrash Metal, tra Sepultura, Pantera, Sinister, Sarcofago, Hypocrisy, etc.. etc... con i risultati migliori ottenuti quando spostano le proprie coordinate verso soluzioni Thrash, come nel caso di "
Fight for Yourself" (tra quelli presenti sul già citato demo), dall'avvio spiccatamente ottantiano e che si incattivisce nel finale sulla scia dei primordiali Death di "Scream Bloody Gore".
Spezzaccolo i ritmi sincopati e vorticosi, seppur affrontati con troppa veemenza dagli
Extinction che talvolta paiono incespicare, che dominano "
Wrong System", mentre "
Pain Of Mind" e "
Latency" spostano l'equilibrio verso la loro componente più grezza e dal passo rallentato, quasi a guardare i primi Kreator, se non nel guitarwork qui più strutturato e meno feroce rispetto a quello dei portatori della bandiera dell'odio. Nel mezzo di queste due schegge di violenza ecco la cover, altrettanto brutale ma solo parzialmente riuscita e non così convincente nelle vocals e nemmeno a livello di guitarwork, di "
Smells Like Teen Spirit". Infine, la conclusiva "
Under Control" che stupisce con il suo intro di chitarra (alla Skolnick) e un cantato inizialmente pulito di
Alice, che poi si rintana nuovamente negli anfratti di quel growling ferino, ma forse ancora troppo monotematico, che ne ha caratterizzato la prova lungo tutto questo "
The Monarch Slaves", che si chiude aprendo le porte ad un futuro che si prospetta interessante.
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