"Un’idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea." Difficile trovare un nesso tra il secondo disco (ancora edito da label Indipendente) degli statunitensi
Necropanther "
Eyes of blue light" ed il celebre aforisma di Oscar Wilde?
Su due piedi direi di sì, ma dopo l'ascolto e la comprensione dell'album credo diverrà più evidente a tutti.
Seguitemi.
Vi dicono qualcosa "
Gom Jabbar", "
Shai-Hulud", "
Water of life" o "
Feyd-Rautha"?
Sì, esatto: "
Eyes of blue light" non è altri che un ambizioso (e quindi pericoloso, il rischio di flop è alto) concept album basato sulla celebre storia sci-fi "Dune" scritta da Frank Herbert.
Ed è stato un certo Frederik Nordstrom ad occuparsi della produzione nei suoi studi a Goteborg.
Il disco si apre subito con tre fucilate thrash/death quali "
Imperium Overture", "
Good as dead" e "
Gom Jabbar": canzoni dirette, velocissime, caratterizzate da riffs "bay area style" e sezione ritmica martellante.
Dalla successiva "
Kiss of Darkness" però il cambiamento è repentino ed il sound dei
Necropanther si sposta verso il death melodico di stampo svedese e tale resta anche in "
Hunter Seeker" con il suo riff di chitarra assimilato in una frazione di secondo, ed in "
Shai-Hulud".
Nell'ultimo terzo di album invece, nei brani "
Water of life", "
House atomics" e "
Feyd-Rautha" i nostri si spostano di nuovo verso sonorità più propriamente death sino a concludere con la strumentale "
Strange Gods".
Il motivo di tali imprevisti ed improvvisi cambiamenti è spiegato dalla stessa band: nel primo album l'unico compositore era
Paul Anop mentre in questo "
Eyes of blue light" hanno messo mano alla stesura dei brani lo stesso singer,
Sjogren e
Johnson creando 4 brani ciascuno.
Le inevitabili differenze di stile hanno purtroppo creato un album che, seppur gradevole, risulta frammentato e non del tutto coerente; questo unito allo screaming ed al growling non eccelso di
Anop impedisce alla band di sviluppare tutto il proprio (ottimo) potenziale.
Nel disco si sentono numerose buone idee ma restano quasi sempre solo abbozzate e non esplorate a dovere.
Resta comunque intatta l'ammirazione per aver affrontato un'idea così impegnativa: aspetto il prossimo album con grandi speranze!
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