Considero la voce di
Diego ‘Il Tusco’ Tuscano, calda, suadente e assai espressiva, uno strumento dotato di effetti quasi “taumaturgici”, in grado di alleviare regolarmente le inevitabili “fatiche” che il vivere quotidiano riserva a questo maturo
musicofilo.
Da quando, poi, ha rimpinguato la schiera dei suoi valenti collaboratori con una brillante propaggine britannica (da “
Il Tusco feat. Luke Smith”), il mezzo con cui in nostro trasmette tali sensazioni sembra aver acquisito una veste ancor più vitale e florida, da considerare come il risultato finale di un’illuminata “affinità elettiva” umana e artistica.
Alla luce di questi presupposti, l’annuncio di un nuovo disco rappresenta ovviamente una bellissima notizia, che diventa splendida quando si ha anche l’onore di ascoltarlo in anticipo rispetto alla sua uscita ufficiale (prevista per la primavera del 2018).
Arriviamo così a “
Degeneratorium”, un lavoro parecchio sorprendente, e sotto vari punti di vista.
La volontà di
Diego di cimentarsi esclusivamente come interprete, affidando al virtuoso bassista
AleAlle l’intera fase compositiva, è la prima delle importanti novità di un albo che pur non tradendo il nobile
trademark del gruppo non rischia di scadere in una sterile reiterazione di quanto già proposto in passato.
L’attingere a piene mani dal rutilante caleidoscopio del
rock anni settanta qui assume una luce leggermente “diversa”, ottenuta attraverso l’enfatizzazione delle rifrazioni
progressive presenti nella ricerca sonora tipica del gruppo, capace di spaziare con disinvoltura dalla psichedelia, al
funk n’ blues, al
jazz e alla canzone d’autore, in una sorta di “
revival d’avanguardia” piuttosto suggestivo.
La vibrante chitarra di
Smith e le multicromatiche tastiere di
Snooky Chivers (un acquisto veramente prezioso, dopo il
cameo nel
Cd precedente …) contribuiscono in maniera sostanziale a una raccolta che mostra fin dal suo irrequieto e avvolgente atto d’apertura, “
Benvenuto nella macina”, un approccio iridescente, fluttuante e sofisticato alla materia.
Lo scenario cambia un po' con la successiva “
Altro da me”, marchiata da una linea melodica istantanea e vellutata, mentre in “
Idee cattive” sono le pulsazioni sonore oblique e vaporose a conquistare il proscenio, abilmente pilotate dall’ugola pastosa di un sempre ottimo
Tuscano.
“
La distanza” è un radioso
patchwork fatto di sentimento e intensità (
Chivers deve conoscere bene la grande stagione del “pop italiano” …) e “
Indecidibilità” è un’altra miscela di note ipnotiche e bambagia emotiva, perfetta per continuare a indurre il cervello al copioso rilascio di benefiche endorfine.
Non mi resta che informare il nostro pubblico sul fatto che sarà ancora una volta l’
Andromeda Relix a patrocinare l’opera (scegliendo di pubblicarla in versione digitale e in vinile …) e consigliare a tutti i
gloriosi una visita in quest’avvincente “
rifugio di degenerati” (
cfr. il titolo dell’album, un
calembour in latino maccheronico nato in un post-concerto all’insegna dell’entusiasmo e del “cazzeggio” …), un luogo dove ispirazione, immaginazione e una forma di viscerale energia comunicativa sono di casa.