Un doveroso avvertimento: l’album di cui scriviamo quest’oggi c’entra col nostro portale quanto il nominativo di
Bashar al-Assad in un ipotetico elenco dei candidati al
Nobel per la pace: molto poco.
Ciò premesso… chi se ne importa: da lustri ormai non rifuggo ascolti lungi chilometri dal Sacro Verbo del Metallo Pesante, soprattutto se si tratta di lavori ben concepiti.
Ebbene: a mio avviso "
Invaders", primo
full length degli
Hollywood Burns, rientra nel nobile novero.
Forte di un impianto sonoro senz’altro affascinante, che attinge da un trentennio abbondante di colonne sonore (partendo dagli
sci-fi movies di metà anni ’50 e arrivando sino all’immancabile nostalgia
eighties, passando per il
funk e la
discomusic anni ’70), il compositore
Emeric Levardon confeziona un esordio fresco e godibile, in cui le predette influenze vengono rielaborate attraverso canoni
electro ed arrangiamenti orchestrali.
L’amalgama, quasi interamente strumentale (meglio così, visti gli imbarazzi vocali udibili in “
Survivors”), riesce nell’intento di intrattenere, sebbene emergano lacune in termini di profondità e direzione artistica.
Il nostro amico francese, in effetti, rimane piuttosto indeciso sul sentiero da imboccare, mantenendosi a metà strada tra perseguimento della melodia (come fatto da
ensemble quali
Anvil Strykez o
Timecop 1983) e complessità ritmica (gli astrusi pattern di
Master Boot Record e
The Algorithm vengono qui solo accennati).
Oltre a ciò, preme rimarcare come i riferimenti stilistici suggeriti, per quanto non errati concettualmente, risultino un pelo irriguardosi:
Danny Elfman,
Giorgio Moroder, i compianti
Bernard Herrmann e
Jerry Goldsmith… insomma: con tutto il rispetto per il pur bravo
Levardon, siamo su livelli diversi.
Ciò detto, credo proprio che i più
open minded fra voi non incontreranno difficoltà nel farsi trascinare dalle impressioni fantascientifiche di “
Black Saucers” e “
Revenge of the Black Saucers”, dai divertissements gotico/orrorifici di “
L’Era delle Ceneri” e “
Scherzo no. 5 in Death Minor” o ancora dalle infuocate progressioni di “
Bazaar of the Damned” e “
Came To Annihilate”.
La distanza siderale che separa gli
Hollywood Burns dal nostro genere prediletto è ampia a dir poco; nel contempo, resto convinto che “
Invaders” abbia tutte le carte in regola per piacere agli amanti dell’elettronica più disimpegnata e delle colonne sonore d’antan.
Se già i
Samael suonano troppo poco
metal alle vostre orecchie, invece, siete gentilmente pregati di volgere lo sguardo altrove.