-Brevissimo riassunto per quelli come me che fino a poco tempo fa ignoravano l'esistenza di questa band-

Gli inglesi Spartan Warrior debuttano nell'83 in piena NWOBHM con Steel 'n' Chains, un album che ho recentemente recuperato e che trovo assolutamente interessante, pieno di influenze Saxon e Scorpions ma dalla copertina atroce, probabilmente complice del loro status "cult". I Nostri calano il bis già nell'84 uscendo addirittura sotto Roadrunner con il disco omonimo, anche questo diretto, asciutto e senza fronzoli. Recuperateli, meritano davvero. E poi? E poi boom, si sciolgono subito e vengono inghiottiti in un buco nero sparendo dalle scene fino al 2010, anno in cui riemergono, ricompongono 4/5 della line up originale e rilasciano Behind Closed Eyes, continuando il loro discorso musicale esattamente dov'era terminato.

ffw >> 2018

Gli Spartan Warrior, lo avrete capito, vanno e vengono ma quello che più impressiona è che ogni volta che ritornano, lo fanno proponendo canzoni che sembrano fuoriuscire direttamente dalla prima metà degli anni '80.
Non fa eccezione il nuovo "Hell To Pay", primo parto sotto l'egida della Pure Steel Records che ha messo sotto contratto gli inglesi in occasione della "nuova" reunion. Termine questo da prendere con le molle visto che sono rimasti solo due membri della line up originale ma non temete, Dave e Neil Wilkinson nono sempre stati i responsabili del songwriting della band ed i nuovi innesti sono semplicemente accompagnatori.

-Dopo tante storie e mille parentesi, vuoi finalmente dirci cosa troviamo in Hell To Pay?-

Heavy metal ottantiano venato di hard rock. Alcuni brani sono davvero sorprendenti per qualità, come l'energia rilasciata da "Curt of Clowns" ed i suoi riff muscolosi, i mid-tempo granitici "Walls Fall Down" e "Covered in Lust", i richiami agli Hammerfall di "Shadowland" (classicissimamente metal, con un'ottima parte centrale), la partenza in doppia cassa ed i riff cazzuti di "In Memorium" ma... accidenti, manca un pochino la botta.
Vuoi per la produzione eccessivamente spostata sulle medie, vuoi per gli arrangiamenti ridotti all'osso, manca qualcosina per colpire fino in fondo.

L'album, tra alti e bassi (pochi), si ascolta molto volentieri e questi vecchietti hanno ancora gusto nel comporre canzoni, ma queste, diciamo, accarezzano invece che darti un pugno. Gran parte di questa sensazione "soft" (oltre alla scelta dei suoni non azzeccatissima, come già accennato) è da attribuire al cantato di Dave Wilkinson che, se in alcune situazioni è penoso (leggi, non ce la fa proprio) come in occasione della ballad "Something to Believe", nel resto del disco sfoggia un timbro caldo, rotondo, sempre appoggiato su un registro comodo ma che non permette al disco di sputare fuoco.

Per darvi un'idea del loro sound, direi che gli Spartan Warrior stanno dalle parti dei Saxon di inizio carriera/metà anni '90, con meno classe, ma assolutamente godibili.
Ecco, un plauso va fatto alla loro voglia di tornare periodicamente a comporre materiale metallico nonostante in tanti anni non se li sia filati nessuno. Tanta costanza andrebbe premiata e, sebbene Hell To Pay sia "solamente" un disco discreto, potreste tranquillamente buttarci un orecchio.