Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2018
Durata:55 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records
Distribuzione:Warner

Tracklist

  1. VICTORY
  2. END OF THE WORLD
  3. MESSIAH
  4. ANGEL’S THUNDER, DEVIL’S REIGN
  5. BURN THE DAYLIGHT
  6. HEART OF A LION
  7. ARMOR OF LIGHT
  8. SET THE WORLD ALIGHT
  9. SAN ANTONIO
  10. CAUGHT IN THE WITCHES EYE
  11. READY TO SHINE
  12. RAINING FIRE

Line up

  • Don Van Stavern: bass
  • Mike Flyntz: guitar
  • Todd Michael Hall: vocals
  • Frank Gilchriest: drums
  • Nick Lee: guitar

Voto medio utenti

Si chiama Chriss Collier, il suo soprannome è "The Wizard" ed è il produttore di questo nuovo lavoro degli inossidabili Riot (V). Per quanto mi riguarda poteva pure chiamarti "Il Sordo", tanto è sbilanciato il suono di Armor Of Light.

Mi tolgo subito il dente e ribadisco il mio sdegno per una scelta di suoni bombastica, plasticosissima che pone la batteria (suonata anche in modo piatto e troppo quadrato) sopra tutto e che non si addice per nulla alla musica della band americana. Una scelta che forse è figlia dell passaggio della band sotto Nuclear Blast (che spesso in fatto di produzioni, vabbè....), una scelta forse dovuta all'ascolto odierno della musica che spesso avviene tramite smartphone e casse wi-fi cinesi, fatto sta che il problema rimane. Questo problema dei suoni era avvertibile in maniera molto meno pesante anche sul precedente Unleash The Fire, ma lì i pezzi c'erano eccome, c'era davvero tanta ciccia e allora ci potevi passare anche sopra. Su Armor Of Light, invece, i pezzi davvero buoni sono centellinati, sovrastati ed in parte rovinati da questa scelta sonora bislacca. Penso sia la prima volta che uso questa parola, però rende l'idea, dai.

Detto dei pessimi suoni, vado a parlare del disco n.14 della leggendaria band americana che continua la sua fase "V", ovvero quella che parte nel 2012, dopo la morte del mitico Mark Reale e l'abbandono di Tony Moore.
Quando i nostri si sono ritrovati per dare un seguito all'ottimo Unleash The Fire avranno avuto sicuramente le loro preoccupazioni. Non è infatti facile mantenere una qualità alta, spesso altissima, della propria proposta sonora dopo oltre 40 anni di storia, e fare in aggiunta i conti con il trentennale del capolavoro Thundersteel. Ma la band di San Antonio, anche stavolta, ha provato a fare del proprio meglio riuscendo a consegnarci un buonissimo disco.

Una colata di metallo è quella che Armor of Light ci fa piovere addosso, 12 bordate di US metal che spesso sconfinano nel power di stile europeo, canzoni guidate da un gran lavoro delle chitarre anche nelle lunghe fasi soliste, dove melodia e velocità si intrecciano con gusto, canzoni in cui la voce di Todd Michael Hall svetta potente, alta, altissima, sempre pronta a costruire ritornelli memorizzabili.

Scorrendo la tracklist c'è spazio per la cavalcata in stile "The Trooper" della opener, per il riffing cazzuto di "End Of The World", i forti richiami a Thundersteel della veloce "Messiah", abbiamo poi inni all'heavy metal come l'up-tempo "Angel's Thunder, Devil's Reign" e gli immancabili richiami hard rockeggianti di "Burn The Daylight". Non tutto funziona alla perfezione, ad esempio "Heart of A Lion" risulta insipida, la title track è un po' ripetitiva, "San Antonio" è bruttina, un po' slegata e con un chorus non riuscitissimo e "Caught In The Witches Eye" è un mid tempo con un ritornello perfettibile e non molto coinvolgente. La finale "Raining Fire" è poi abbastanza "oscura" rispetto altre, col tappeto di doppia cassa che non fa quasi sentire le chitarre di cui si scorge appena un riffing che mi ha subito ricordato i Kreator di "Golden Age" (Endorama). Quasi thrasharola in certi momenti.

Tirando le somme, Armor Of Light è un disco potente, veloce, con molti pezzi che rimangono in testa subito, un disco che ha i suoi momenti esaltanti e che trova nella splendida voce di Todd e nel riffing di Flyntz i suoi punti di forza. Ma è anche un album con qualche passaggio a vuoto, figlio forse di una certa mancanza di varietà. Non siamo ai livelli di Unleash The Fire né tantomeno del magnifico Immortal Soul (menzionando solo i più recenti), ma abbiamo a che fare con un sorta di Thundersteel pt.2.
Mi so accontentare e passo alla cassa.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 mag 2018 alle 12:12

Sostanzialmente d'accordo con Frank, anche se personalmente preferisco la seconda parte del disco alla prima..ma confermo il: "mi so accontentare e passo alla cassa".

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