Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:48 min.
Etichetta:Mascot Label Group

Tracklist

  1. BIG TALK
  2. CALIFORNIA BURNING
  3. ONCE IN A BLUE MOON
  4. DOUBLE CROSSING MAN
  5. TOMBSTONE CHILD
  6. DECEIT AND WOO
  7. FREEWAY FLIGHT
  8. TRAGEDY? NOT TODAY
  9. SOMETIMES
  10. SWAIN
  11. OUTTA STEP AND ILL AT EASE

Line up

  • Pablo Van De Poel: vocals, guitars
  • Luka Van De Poel: drums
  • Robin Piso: organ

Voto medio utenti

"Uno su mille ce la fa", diceva quello. Tra i tantissimi "nati tardi" dell'ultimo decennio (Wolfmother, Greta Van Fleet, The Golden Grass, tanto per fare tre nomi) gli olandesi DeWolff sono sicuramente tra gli alfieri più credibili di un certo modo di fare musica che guarda sì al passato ma con una creatività e una perizia tutte moderne.

Alla base, ovviamente, non possono non esserci delle composizioni solide, e di queste "Thrust" è senza dubbio zeppo. Aggiungiamo poi che il trio dei fratelli Van De Poel suona da paura e viene da sé come il nuovo full-length della band - decisamente maturata dalle origini a oggi - possa piacere anche al sottoscritto.

Già dall'introduttiva "Big Talk" si capisce che i DeWolff non prediligono le soluzioni scontate, né sul fronte delle timbriche né su quello delle dinamiche. Anche quando viene citato smaccatamente Hendrix ("California Burning", un po' blues e un po' southern) non me la prendo più di tanto, perché prelude a una gemma sonora dal gusto soul intitolata "Once In A Blue Moon" dove Robin Piso dà il meglio di sé. C'è spazio anche per momenti più disimpegnati ("Couble Crossing Man" o "Swain", una specie di "Drive My Car" marchiata DeWolff) o per certi accorgimenti pomp-rock alla Styx (i cori di "Tombstone Child"), ma sono deviazioni momentanee in un album costellato di influenze ben più nobili ("Deceit And Woo" mi ha ricordato Jeff Beck, "Freeway Flight" ha qualcosa di Joe Cocker, "Tragedy? Not Today" mette a sistema i Creedence Clearwater Revival e gli Eagles, "Sometimes" rievoca la psichedelia dei Vanilla Fudge di Mark Stein).

È una commovente "Outta Step & Ill At Ease" di memoria pinkfloydiana a chiudere un lavoro convincente dove il rétro-rock - che per quanto mi riguarda ha sempre avuto un'accezione semi-dispregiativa - non è più semplice omaggio ma la consapevolezza di un'eredità musicale da cui attingere per elaborare qualcosa di nuovo e diverso.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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