Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:55 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. THE SHEPHERD
  2. FRITHGEARD
  3. ÆCERBOT
  4. HALGEMONATH
  5. ELDER MOTHER
  6. EMBERS
  7. A GLEEMAN’S VOLT
  8. LATCH TO A GRAVE
  9. THE NYMPH
  10. ON-CýDIG
  11. RESTING TARN
  12. THE HALLOWING OF HEIRDOM

Line up

  • Chris Naughton: guitars, vocals
  • Simon Lucas: drums, backing vocals
  • Nick Wallwork: bass, backing vocals
  • Dan Capp: guitars, backing vocals
  • Mark Deeks: vocals, synths

Voto medio utenti

Non ringrazierò mai abbastanza il nostro Dopecity per avermi fatto conoscere i Winterfylleth; i ragazzi di Manchester sono la band che più merita di raccogliere l'eredità degli immensi Ulver.
La loro abilità nel piegare la furia primordiale del black plasmandola a loro piacimento per farle raccontare antiche leggende anglosassoni, dipingere paesaggi ammantati di pioggia e nebbia ha pochissimi eguali nel panorama metal odierno.
Ad oltre un decennio dalla loro nascita posso senza alcuna esitazione affermare che non un passo falso ha macchiato la loro discografia, che lo standard qualitativo ed emozionale di ogni loro album sia elevatissimo.

"The Hallowing of Heirdom", sesto lavoro sulla lunga distanza della band edito ancora da Candlelight Records, fortunatamente non rappresenta una eccezione a questa regola: e lo fa indossando abiti inusuali per la band di Chris Naughton e Dan Capp. Non troverete una goccia della classica proposta dei Winterfylleth in questo disco, eppure ogni suo intreccio armonico, ogni suo coro anthemico, ogni suo arpeggio acustico li richiama in maniera inconfondibile.

L'album è una meravigliosa e suadente divagazione folk, un lungo inno acustico alle leggende e soprattutto alla Natura delle isole britanniche. Tutto il lotto di brani tinteggia - grazie alle chitarre acustiche, ai violini, ai fiati -un canto d'amore a ciò che la terra mostra a chi sa osservare.
Ascoltando pezzi come "Halgemonath", "Embers" o la struggente "The Nymph" (nessuna anima può esimersi dal vibrare all'intreccio delle voci maschili e femminili al suo interno) si riesce quasi a sentire l'odore del terreno bagnato dalla pioggia; durante l'incedere di "On-Cydig" e della conclusiva titletrack la nebbia che avvolge come un fragile velo protettivo le pendici dei monti diventa palpabile realtà.

Di fronte a tanta bellezza si può solo trattenere il respiro ed ascoltare in silenzio i propri pensieri fondersi con le note sognanti dei Maestri che le hanno catturate.
Io non so se questa sarà l'evoluzione della musica dei Winterfylleth (che pure in ogni loro album hanno sempre inserito partiture folk), quello che so è che dischi come "The Hallowing of Heirdom" arricchiscono chiunque abbia la fortuna di esserne testimone.

Winterfylleth - "The Hallowing of Heirdom"

Recensione a cura di Alessandro Zaina

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