Potevamo rinunciare all'ennesima promessa del symphonic metal
femal-fronted? Probabilmente sì, ma quando mi è arrivato questo
"Until Dawn" la tentazione è stata troppo forte. La copertina parla da sé (difficile non pensare all'artwork di
"Wishmaster") e chi spera di trovare qualcosa di originale o di innovativo nell'esordio dei tedeschi
Elvellon sta sbagliando di grosso.
I cliché abbondano - ascoltate solo
"Oraculum" o
"Dead-End Alley" e concorderete con me - così come i mid-tempo ben confezionati che brillano di luce riflessa (
"Silence From The Deep", "Born Fron Hope"). Potrei sparlare delle più sperimentali (?)
"Of Winds And Sand/King Of Thieves" - tentativo approssimativo di suonare come gli
Orphaned Land - o di quell'altra accozzaglia di banalità della titletrack, ma preferisco concentrarmi sugli episodi più convincenti. Infatti, se
"Spellbound" spicca per gli arrangiamenti equilibrati e per le azzeccate scelte timbriche,
"The Puppeteer" rievoca
Judas Priest e
Rage (era
Smolski), prima della lunga e folkeggiante/acustica
"Shore To Aeon", piacevole nella sua semplicità.
Una band come tante altre - a prescindere dalle visualizzazioni su YouTube - né di più, né di meno.
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