È una scrittura pericolosamente densa e poco organica quella che caratterizza
"Godseed", album d'esordio del chitarrista belga
Tom Tee sotto il monicker
Entering Polaris.
Non basta un buon numero di guest di tutto rispetto (da
Fabio Lione a
Björn Strid) a colmare il vuoto dovuto alla debolezza del songwriting, debolezza che traspare da brani sbrigativi (è il caso della priestiana
"It's A Good Day For Burning Witches"), derivativi (penso alla titletrack e alla sua cavalcata maideniana, così come ai tanti momenti heavy/speed sparsi qua e là con chitarre in sedicesimi e doppia cassa "a elicottero") o semplicemente anonimi (la ballad acustica
"Leaving Utopia").
C'è aria di
Ayreon e di
Star One nelle più elaborate e teatrali
"Nostalgia For Infinity" - con le 7-corde in evidenza ma delle linee vocali poco incisive - o
"The Long Run" (l'episodio forse più equilibrato del lotto), ma l'impressione è che gli ospiti non siano stati valorizzati a dovere
(e se nemmeno Fabio Lione riesce a far brillare "The Field Of Ghosts", forse è proprio così, ndr).
L'ottima produzione (a cura di
Simone Mularoni) non basta per strapparmi una sufficienza.
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