Prima prova sulla lunga distanza per i norvegesi
Rongeur, che si presentano al grande pubblico con questo
"An Asphyxiating Embrace", un disco che nelle intenzioni della band dovrebbe omaggiare formazioni quali Eyehategod, Kyuss e Neurosis, tra le altre. Nella mezzoretta di ascolto dell'album sinceramente ho faticato parecchio a scorgere tracce delle suddette band nel sound dei Rongeur, che suonano più che altro come una versione ripulita ed innocua di una band post-hardcore: scordatevi quindi riff malati provenienti dalle paludi della Luoisiana oppure chitarre aspre e sabbiose sottratte ai deserti polverosi della California, e prendete una qualsiasi band hardcore, spogliatela di qualsiasi cattiveria e nichilismo ed otterrete il sound dei Rongeur. A dispetto del titolo, qui di asfissiante non vi è proprio nulla e se le intenzioni della band erano quelle di trasmettere disagio o nichilismo (il filosofo Schopenauer è citato come fonte di ispirazione dal gruppo stesso) si può dire che l'obiettivo non è stato centrato affatto: i brani scorrono piatti, più prossimi a territori rock che allo stoner/sludge ed anche lo scream del cantante e batterista Jon non riesce a trasmettere quella giusta ansia esistenziale che ci si sarebbe aspettati da una band del genere.
Alla luce di questo, è difficile dare la sufficienza a questo "An Asphyxiating Embrace" che suona ancora acerbo e che non ha le carte in regola per lasciare segni del proprio passaggio.
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