Svezia se non ci fossi dovresti essere inventata. Questa volta i riflettori sono puntati sul terzetto dei
Maligner, gruppo dedito ad un thrash/death o death/thrash che dir si voglia, che debutta con
“Attraction to annihilation” su
Blood Harvest.
Disco che punta molto sull’impatto sonoro che consuma rapidamente i 30 minuti 30 che lo costituiscono,
“Attraction to annihilation” affonda le sue radici negli ultimi anni ottanta e primi novanta, nel solco dei lavori di
Death (lo stile del singer
Maligno è fortemente influenzato dal povero Chuck),
Sadus, Death Angel.Largo quindi ad abbondanti sfuriate ad alto volume in cui sono incastonate efficaci linee melodiche, ad un drumming frizzante e scalciante e, nel complesso, a ritmiche da headbanging vecchio stile.
Se a questo aggiungete che il terzetto è in possesso di buone capacità esecutive, capirete perché
“Attraction to annihilation” non ha fra i suoi punti di forza il solo effetto retrò: prendete ad esempio “
Into oblivion” – la traccia posta in chiusura del disco che di fatto è uno dei suoi episodi più felici – un thrash rutilante in cui è impossibile non battere il ritmo col piede (o martellare un muro).
A mio avviso gli spunti interessanti non mancano – la coppia iniziale
“Oath bound” e
“Lust for fire” ad esempio – e i Maligner hanno decisamente ben studiato la materia evitando di cadere nella monotonia o nella ripetitività oltre ad avere la capacità di entrare in rapida empatia con chi è cresciuto ascoltando queste sonorità.
Disco a cui bisogna dare una chance e che spero non passi inosservato fra le tonnellate di uscite mensili.
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