La trilogia di
Gabriels ispirata a Ken il Guerriero arriva al suo secondo capitolo con questo
“Hokuto Brothers”. Cosa è cambiato rispetto al precedente
“Fist Of Steel”? Non molto a dire il vero. Se da una parte il tastierista nostrano è passato sotto l’ala protettrice dell’ottima
Rockshots Records (buon per lui), dall’altra quelli che erano i limiti riscontrati nel sopraccitato primo capitolo non sono stati, a mio avviso, del tutto superati…
Per prima cosa c’è da dire che il sound di
“Hokuto Brothers” è molto più orientato all’hard rock ottantiano che al power metal: tracce come l’introduttiva
“The Search Of Water Bird” o
“Looking For Your Brother” difficilmente non rievocano l’istrionico
Malmsteen, così come è semplice trovare qua e là chiari rimandi all’opera di
Whitesnake (
“Myth Of Cassandra”),
Dio (
“Scream My Name”) o
Rainbow (
“Legend Of Fear” ricorda fin troppo bene
“Babylon”). Questa “voglia di Eighties” si riflette in un uso più misurato della keytar in favore dell’Hammond (protagonista nell’orecchiabile
“I’m A Genius”) e del pianoforte (
“I See Again”, “Reunion”).
Oggi come allora però, manca quel guizzo che invogli a riascoltare l’album, forse per la produzione modesta - vero e proprio “tallone d’Achille” per
Gabriels - o per la proposta troppo derivativa e, ora come ora, molto poco heavy.
Che sia la terza la volta buona?
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