Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:58 min.
Etichetta:Black Lotus
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE WANDERER
  2. VAMPIRE KILLER
  3. SIEGECRAFT
  4. TOWER OF THE ELEPHANT
  5. DEEP BURIED FAITH
  6. DYVIM TVAR
  7. SWORD OF CROM
  8. NARSIL (REFORGE THE SWORD)
  9. CALM BEFORE THE STORM
  10. DREAMS ON STEEL

Line up

  • Marco Concoreggi: vocals
  • Kostas Tzortzis: guitars
  • Manolis Karazeris: guitars
  • Kostas Makrikostas: bass
  • Nick Papadopoulos: drums

Voto medio utenti

Fight... Fight! With your sword, heart and honour!

Non che in realtà i Battleroar abbiano bisogno di ulteriori esortazioni, il loro Metal è epico, battagliero ed evocativo quanto serve, se non di più.

I Battleroar, provenienti dalla Grecia, ma con alle vocals l'italiano Marco Concoreggi, si ripresentano con "Age Of Chaos", il loro secondo album, dopo un autointitolato debutto, e lo iniziano nel migliore dei modi, grazie al pathos dell'acustica "The Wanderer" cantata da un grande Mark Shelton, il leader degli storici Manilla Road, uno dei gruppi, assieme a Heavy Load, Omen e Jag Panzer, nei quali è chiaramente rintracciabile l'ispirazione dei Battleroar. E così non c'è da stupirsi se poi "Vampire Killer" finisce con il ricordare proprio gli Jag Panzer, anche nella prova vocale di Marco Concoreggi che nell'occasione non sfigura per nulla al confronto con il grande Harry "The Tyrant" Conklin, anzi, il paragone con la band del Colorado prosegue anche nel melodico refrain della battagliera e fiera "Siegecraft". Se "Deep Buried Faith", "Sword of Crom" e "Narsil (Reforge of the Sword)" mantengono tutto sommato una certa linearità, i Battleroar si avventurano su soluzioni più articolate con "Tower of the Elephant" (con tanto di violino), "Dyvim Tvar" (incalzata alla grande dalla sezione ritmica) e con "Calm Before The Storm". Quest'ultima è davvero una canzone eccezionale, dove sembra proprio di avvertire la mano di Kenny Powell (tra l'altro il chitarrista degli Omen era presente come guest sul disco di debutto dei Battleroar), ed, in effetti, lo vedrei benissimo al fianco dei due axemen ellenici (Kostas Tzortzis e Manolis Karazeris) nel lungo passaggio strumentale che si snoda da metà sino alla fine del brano, sopratutto nella fulminea accelerazione che risponde all'invito potente e sordo del corno da battaglia.

In chiusura del disco l'altro brano acustico, "Dreams On Steel", un commiato dai toni malinconici e pregno di feeling.

Il "fragore della battaglia"... finchè rimane confinato alla musica (ovviamente questo vale anche per la letteratura ed il cinema) ha un suo fascino, che i Battleroar sanno e riescono ad esaltare. Alla grande.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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