27 minuti non saran poi molti, ma fidatevi: se ci si annoia possono rivelarsi un lasso di tempo interminabile.
Per fortuna, il nuovo
EP degli
Anomalie non mi ha condotto nei tetri meandri del tedio; anzi, direi piuttosto il contrario.
Il timore, in effetti, c’era: un po’ perché avevo trovato il precedente
full “
Visions” bolso anzichenò rispetto agli (alti) standard cui la band austriaca ci aveva abituati; un po’ perché l’intro
ambient /
acustico che anima (si fa per dire) i primi due minuti e mezzo dell’
opening track “
Rebirth” mi aveva fatto temere il peggio.
Per fortuna, da lì in poi la situazione migliora alquanto, tanto da attestare, perlomeno alle mie orecchie, che il buon
Marrok ha prontamente aggiustato il tiro.
A voler ben vedere, le coordinate stilistiche entro cui “
Integra” si muove mantengono una forte impronta di
black naturalistico / pagano (in alcuni frangenti mi sono addirittura balzati alla mente i
Negura Bunget meno folkeggianti).
La piccola rivoluzione sonora e concettuale inaugurata con “
Visions”, quindi, prosegue, come si potrà altresì evincere da foto promozionali,
artwork di copertina e
lyrics.
Del
post black metal intriso di malinconia suburbana alla
Harakiri for the Sky, esplorato con profitto agli esordi, non resta dunque granché, ma a fronte di brani di ottima fattura come “
Aurora” o “
Temples” non val la pena struggersi.
Apprezzabili, oltre alla reviviscenza di un
songwriting nuovamente efficace e più ferale che mai, il corposo ricorso a
vocals baritonali e declamatorie -che fanno molto
Fernando Ribeiro- e la possente produzione ottenuta da
Markus Stock ai
Klangschmiede Studio E di
Mellrichstadt (Germania).
Nulla che sia in grado di cambiarvi la vita, ma quantomeno una lieta riconferma: gli
Anomalie, dopo un lieve appannamento, dimostrano a tutti di avere ancora la loro da dire all’interno della scena estrema.
Io sarò senz’altro lì ad ascoltare; voi?
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