A
Roine Stolt non bastavano
Transatlantic,
Anderson/Stolt e
The Sea Within. A quanto pare il sempre giovane chitarrista svedese aveva bisogno di un'ennesima valvola di sfogo, chiamata "furbescamente"
The Flower King, in modo da attirare ancora di più l'attenzione.
Perchè - anche se sulla copertina c'è scritto
The Flower King - il qui presente
"Manifesto Of An Alchemist" è a tutti gli effetti un album solista di
Roine Stolt, coadiuvato da un notevole numero di guest che negli ultimi anni lo hanno sempre supportato, dal fedelissimo
Jonas Reingold (partner ideale di
Stolt in quanto a poliedricità) al "nuovo amichetto"
Marco Minnemann.
Spiace ammetterlo, ma
"Manifesto Of An Alchemist" suona come un album di b-side dei soppracitati progetti: ci sono echi di
"Invention Of Knowledge" (
"High Road", la breve
"Baby Angels"), tributi ai mostri sacri della scena progressiva dei Seventies (Camel e Caravan in
"Next To A Hurricane", Focus ed Ekseption in
"Six Thirty Wake-Up"), qualcosa di accostabile agli ultimi Transatlantic (
"Lost America").
Salvano il full-length l'elegante traccia strumentale
"Rio Grande" (per quanto nostalgica) e la conclusiva
"The Spell Of Money", epica alla maniera dei Genesis di
Steve Hackett ma dal carattere bluesy.
Penso che
Roine Stolt abbia bisogno di una bella vacanza.
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