Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:39 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. BINARY MUSIC
  2. TEARS OF GAIA
  3. NOTHING PERSONAL
  4. PROMISED LAND
  5. LOVE SONGS
  6. DANGEROUS GROUNDS
  7. QUEEN OF THE PROM
  8. WHO'S COUNTING TIME
  9. JULIA
  10. TO HAVE AND TO HOLD

Line up

  • Michael Palace: vocals, backing vocals, guitars, bass, keyboards, harmonica, alto saxophone.
  • Daniel Flores: drums, percussions
  • Oscar Bromvall: guitar solo on "Julia"

Voto medio utenti

Il nome di Michael Palace mi evoca sensazioni vagamente contrastanti … da un lato un buonissimo albo di debutto (“Master of the universe”) e tante collaborazioni di valore (Find Me, First Signal, Cry of Dawn, Hank Erix, …) e dall’altra una prestazione piuttosto deludente sul palco del Frontiers Rock Festival IV.
Nell’attesa di poter verificare se quella dell’aprile 2017 era stata per davvero solo una “serata storta”, mi appresto con una certa curiosità all’ascolto di questo “Binary music”, secondo lavoro di quella che è sempre di più la creatura del polistrumentista e produttore svedese, nell’occasione affiancato esclusivamente da un altro protagonista della scena melodica contemporanea come Daniel Flores (Find Me, First Signal, The Murder Of My Sweet).
Il disco è ancora una volta un articolo di alto livello, intriso di AOR anni ottanta, ma suonato e interpretato con l’esuberanza del terzo millennio, a comporre un quadro espressivo molto “tradizionale” e tuttavia non fastidiosamente “nostalgico”.
Tra melodie rigogliose e linee vocali adescanti (la title-track, "Tears of Gaia”, “Promised land” e “Dangerous grounds”), momenti screziati di raffinato soul-pop (“Nothing personal”, "Love songs” e la ballata “Who's counting time”, con le sue atmosfere un po’ Lennon-iane), omaggi alla magniloquenza di Queen e Styx (“Queen of the Prom” e “To have and to hold”) e frementi scansioni hard-eggianti (la splendida “Julia”), il programma esibisce una miscela alquanto coinvolgente di sonorità accattivanti, eleganti e vibranti, a dimostrazione di un processo di assimilazione dei “classici” ispirato e profondo, in grado di convincere e conquistare anche il più smaliziato degli chic-rockers.
Tanta competenza e altrettanta soddisfazione cardio-uditiva, dunque, e ciononostante in “Binary music” si avverte la mancanza di quel “passetto” in avanti sotto il profilo compositivo che consentirebbe ai Palace di trasformare un prodotto superiore alla media in una vera proiezione verso il futuro artistico del genere … da alcuni segnali, però, tal evento potrebbe essere imminente … attendiamo fiduciosi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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