È un ritorno dalla forte vocazione alternative quello degli
O.R.k., supergruppo - formalmente italiano - che annovera tra i suoi componenti
Pat Mastelotto (
King Crimson) e
Colin Edwin (ex-
Porcupine Tree).
Già dalle prime note di
“Kneel To Nothing” si riconoscono certe idee degli
A Perfect Circle filtrate con personalità dalla lente progressiva dei sopraccitati Porcupine Tree e King Crimson. Il
Re Cremisi (quello degli Anni Ottanta e quello heavy di inizio millennio) torna prepotentemente anche nella successiva
“Signals Erased”, prima di un deciso passo indietro in termini di BPM e di dB che caratterizzerà tutta la sezione centrale di
“Ramagehead”.
L’intima e ricercata
“Beyond Sight” sfocia in
“Black Blooms”, che spicca per l’intensità della performance di
Serj Tankian (
System Of A Down).
“Time Corroded” alterna 7/8 e 6/8 in maniera non particolarmente incisiva - nonostante un barlume di fascino nell’intermezzo - facendo il paio con
“Down The Road”, in cui scorgiamo lo spettro di
Steven Wilson sia nelle linee vocali che nelle aperture strumentali.
La coda del full-length è oggettivamente inattaccabile. Si parte con la struggente
“Some Other Rainbow (Part 1)” che prelude a
“Strangled Words”, figlia del grunge più ruvido.
“Some Other Rainbow (Part 2)” riesce ad essere enigmatica e risolutiva allo stesso tempo
(merito forse anche degli archi, ndr), perfetta chiusura di un album che scorre decisamente bene.
Un unico appunto: avrei preferito una produzione più patinata e meno “indie”, ma si tratta di una considerazione personale che va oltre la valutazione in calce.
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