Sappiamo tutti molto bene quanto la scena francese in termini di black metal sia una fucina di ottima musica. Molto bene, se pensate a quel tipo di black metal avanguardista alla
Deathspell Omega siete fuori strada con questo album, perchè quello che i
Gorgon propongono è un viaggio nel tempo nel black metal più classico, più vicino alla fine degli anni '90 / inizi del 2000.
Ho parlato proprio di viaggio nel tempo, sì, perchè i
Gorgon, data la loro storia sembra proprio che ne abbiano vissuto uno, sbucando letteralmente fuori da quell'epoca. La band, con quattro progetti all'attivo, si è congelata, difatti, nel 2000 appena dopo la pubblicazione del loro quarto album
"The Spectral Voices". Una latitanza, la loro, forse dovuta alla mancanza di una line-up costante e che è cambiata molto spesso quasi completamente, anche se tenuta insieme dal cantante e polistrumentista Christophe Chatelet, presente fin dagli albori del gruppo. E' proprio lui, infatti, che può definirsi la mente della band e, a tutt'oggi, è l'unico membro dichiarato in line-up del progetto
Gorgon.
Chatelet ha deciso che il 2019 doveva essere l'anno di ritorno della band e ha pubblicato tramite
Osmose Productions "The Veil of Darkness", un disco di black metal classico solido, veloce e agguerrito e suonato con tanta passione per il genere.
L'attacco di
"Still Six Six Six" parla da sé e mi ha stampato un sorriso sulle labbra appena l'ho sentito: riff veloci e potenti, una voce urlata mista a scream che mi ha ricordato quella di Mortuus dei
Marduk che domina il pezzo e un incedere semplicemente forsennato. L'headbanging è assicurato, insomma. Il disco è immediato e prosegue con buone tracce sulla scia dell'opener, il tutto messo in risalto da una produzione moderna e più che buona che ne valorizza il sound energico. Non viene, fortunatamente, qui commesso l'errore di sommergere la voce con gli strumenti e viceversa e l'ascolto risulta difatti molto chiaro e per nulla fastidioso.
Non mancano episodi migliori di altri come "
Border of the Forest", una delle più azzeccate dell'intero album arricchita di un riff davvero coinvolgente. C'è spazio anche per qualche rallentamento e incursione melodica che non guasta affatto come
"Path of Doom" o
"Burned for Him" che aiutano da un lato a mettere atmosfera, dall'altro a diversificare l'album, purtroppo non riuscendoci completamente.
Nonostante questi cambi e anche se il disco, tutto sommato, scorre senza troppi intoppi e con una durata nella media, la ripetitività attanaglia questo album colpendo specialmente la seconda parte. Dopo l'ottima
"Border of the Forest" il disco sembra aver detto quasi tutto e risulta molto meno interessante di come è partito, se non per qualche sporadico episodio. Purtroppo è una trappola in cui è facile cadere quando si fa musica di questo tipo e a conti fatti i
Gorgon hanno gestito il problema meglio di altri, ma quella sensazione di ripetitività non mi ha comunque abbandonato e mi è rimasta sullo stomaco come un pranzo digerito male.
Fortunatamente a salvare in corner l'album arriva l'ultima traccia
"Our Crusade", che mi ha conquistato con i suoi arpeggi melodici su quei riff potentissimi che fanno davvero venir voglia di imbracciare il fucile e di prendere parte alla loro crociata. Una traccia epica a dir poco e un'ottima conclusione per questo validissimo album.
Il verdetto è, senza dubbio, positivo:
"The Veil of Darkness" è un disco consigliato ai nostalgici di quel black metal di inzio millennio agguerrito e letale, a tratti epico. Non inventa nulla e non deve farlo, ma può risultare anche una boccata d'aria fresca tanto siamo lontani oggi da quel sound con tutti i cambi che ha subito il genere. Un ascolto, quindi, che vale davvero la pena fare, adatto a puristi e non solo e che fa partire questo 2019 sotto i migliori auspici.