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però c’è una cosa che perfino David Lo-Pan deve sapere per forza: che tutti i moti esistenti nell’universo nascono dalla differenza di potenziale tra le forze negative e quelle positive.”
(John Carpenter's Big Trouble in Little China)
Considerando che l'intero cosmo è in movimento perenne quindi la cosa più difficile da ottenere è l'equilibrio.
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Sì ok ma che c'entra con un disco?", mi sembra di vedere le nuvolette di pensiero sopra le vostre teste: ci arriviamo tra poco.
Sulla genesi, l'arco di tempo importante (8 anni) per comporlo e la scintilla che ha generato "
Byzantine Horizons" - terzo studio album per i milanesi
Crown of Autumn- vi rimando al nostro report sulla
listening session: oggi finalmente possiamo parlare della musica che il mastermind
Emanuele Rastelli ed i suoi compagni di viaggio ci propongono.
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Parla soltanto quando sei sicuro che quello che dirai è più bello del silenzio". Forse
Emanuele Rastelli segue il celebre aforisma arabo alla lettera, ma finalmente possiamo affermare che quella perla che fu "
Splendours From The Dark" ha un degno successore.
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Byzantine Horizons" è un disco grosso, spesso, importante, colmo di idee e suggestioni, emozionante, aggressivo, carezzevole: so che spesso si abusa del termine ma penso che "magnifico" sia la parola che meglio possa definirlo.
E qui entra in scena il concetto di equilibrio con cui abbiamo aperto la nostra recensione: non c'è un singolo componente che prevalga sugli altri.
Alle harsh vocals di
Emanuele fanno da contraltare le linee eteree e delicate di
Milena Saracino, con le potenti timbriche di
Gianluigi Girardi che sembrano essere il perfetto mediatore tra le due estremità: il climax ascendente di "
Dhul-Qarnayn" valga come esempio; i riff "megadeth-iani" che gonfiano "
Evertything Evokes" o "
Whores of Eleusis" sostenuti dal drumming potente ma mai invasivo di
Mattia Stancioiu, vengono smorzati ed addolciti dalle partiture più leggere di "
Walls of Stone, Tapestries of Light" o "
Cyclopean".
Persino le alternanze tra italiano ed inglese contribuiscono a rafforzare la sensazione di un bilanciamento perfetto; "
Lo Sposo dell'Orizzonte" - in cui Milena e Gianluigi creano un duetto da pelle d'oca- o "
Lorica" ne sono un perfetto esempio.
Ma "
Byzantine Horizons" non contiene solamente eccellente musica, anche il songwriting si attesta su livelli altissimi attingendo sia alla storia che ad aspetti più mistici frutto delle passioni di
Emanuele Rastelli.
Solitamente nel nostro paese si tende a banalizzare e generalizzare sostenendo che la produzione penalizza band valide, luogo comune smentito dai
COA: il disco suona pieno, potente e soprattutto (ovviamente) equilibrato in ogni sua componente, dai passaggi piu delicati di "
Our Withering Will" -con
Girardi sugli scudi- a quelli decisamente thrasheggianti di "
A Mosaic Within".
Non cercate di catalogare "
Byzantine Horizons", oltre che ardua è un'impresa francamente inutile, ascoltatelo, interiorizzatelo e soprattutto godetene per quello che offre: musica di qualità superiore che sarei stupito di non trovare a fine 2019 nella mia personale top ten.
Concludo con due auguri:
1) spero che i
Crown of Autumn non ci facciano aspettare altri 8 anni per il prossimo disco;
2) un minitour magari solo in Italia non sarebbe una grande idea?
Crown of Autumn - "
Lorica"