Sono passati due anni da
“Ninja”, ma in casa
Pristine non è cambiato pressoché nulla, almeno nelle intenzioni.
Chi sperava di trovare un’idea originale che fosse una nel nuovo
“Road Back To Ruin” resterà deluso:
Heidi Solheim e i suoi non solo vedono, ma rilanciano sfiorando (?) il plagio in più di un’occasione.
È difficile suonare più purpleiani di
“Sinnerman” o
“Pioneer” (cribbio, il drumming qui è quello di “Highway Star”, ndr), più sabbathiani di
“Road Back To Ruin” o
“Blind Spot”, e lo spettro dei Cream e degli Who aleggia insistentemente su brani come
“Bluebird”, “Dead End” o
“Landslide”.
C’è anche una specie di omaggio a
Neil Young in
“Your Song”, mentre le atmosfere “simil-James Bond” della lunga
“Cause And Effect” non bastano a risollevare le sorti dell’ennesimo album che ti fa solo venire voglia di riascoltare gli originali.
Per favore basta.
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