La sentenza era stata emessa in
“Anthologie Der Abkehr” , il mondo era stato condannato all’estinzione dal suo abitante più stupido e limitato, era solo una mera questione di tempo … E’ passato un lungo anno di inabissamento nella natura più pura e di precipitevole corsa verso l’abisso e
Wallfahrer raccoglie quanto predetto … Il nuovo
“Rattenritual” è l’album post distruzione, è il pesante affresco della coscienza dopo la deflagrazione, è l’inevitabile epitaffio per chi ha meritato di sparire … Una volta che il mondo è finito e che l’inutile razza umana ha compiuto il suo bastardo destino, non ci resta che guardare il nulla che ci circonda e naufragare nella melanconia di ciò che era e che non sarà mai più …
“Rattenritual” è la conferma della superiorità creativo emozionale del duo tedesco ed è talmente evidente che sembra tanto naturale, ovvia e imbarazzante allo stesso tempo. I due hanno una tale capacità di sintetizzare in note musicali i loro sentimenti e le loro visioni, che sembra di ascoltare direttamente la loro anima che ci parla attraverso i sei stupendi brani che costituiscono questo nuovo capolavoro. Per fortuna la grandezza di questi misantropici artisti fuori dal tempo, rende partecipi anche noi , presunti personaggi principali della grande illusione moderna, aprendoci gli occhi sui nostri misfatti, sulle nostre colpe e sui risultati del nostro smisurato ego ! Il giorno in cui l’uomo ha pensato di essere superiore alla natura illudendosi di poterla piegare ai propri bizzarri voleri, è il giorno in cui si autocondannato all’estinzione, marcando per sempre la differenza e il distacco rispetto alle altre creature per l’innato senso di autodistruzione e incapacità di valutare i propri limiti … La soluzione, era facile e a portata di mano, ma il ritorno alla natura, il ritorno alla primordiale armonia e sottomissione al volere eterno della perfezione naturale è stato completamento ignorato in nome dell’autocompiacimento … Adesso è, probabilmente, troppo tardi e seppur cerchiamo rifugio e sollievo nella foresta (
“Wacht des Waldes (Im Antlitz der Hektoden)”) ciò che ne resta è solo il
“Rattenritual” e il rimorso per aver distrutto tutto e aver pensato di essere migliori … Ora siamo dei
“Pilger im Nebel (Wo unsere Freiheit wächst)" pellegrini nella nebbia” e raccogliamo i frutti del nostro stupido ego, e volgendo il nostro sguardo in lontananza (
“Wenn Der Blick Ins Weite Schweift”) siamo prigionieri di una
“Exilexistenz” (esistenza in esilio) dove la stanchezza e la morte del mondo è rappresentata metaforicamente dal giogo dell’inverno (
“Des Winters Joch (Still und müd' wird die Welt)”) . Stare qui oggi a ripensare a quello che abbiamo perso (volutamente) non servirà ad alleviarci le pene e il martirio dell’animo è il giusto contrappasso per un’esistenza da stolti … Possano, le anime nobili ed elitarie, edificare una nuova umanità, quella attuale è finita ! Intorno a noi solo lacrime, polvere e melanconia !