Se per
Robert Fripp i
King Crimson sono sempre stati “un modo di fare le cose”
(“a way of doing things”, cit.), non si può non dire lo stesso dei
GONG di
Daevid Allen. Fondati a Parigi alla fine degli Anni Sessanta dall’artista e dalla moglie
Gilli Smyth, proprio come i colleghi britannici hanno avuto una carriera intermittente sotto l’ala protettrice del “padre/padrone”
Allen, attivo per primo in modo non continuativo.
Questa regia non è venuta meno neanche dopo la scomparsa nel 2015, quando ha convinto i suoi ultimi compagni di viaggio (
Fabio Golfetti, Ian East, Cheb Nettles, Dave Sturt e
Kavus Torabi) a dare un seguito alla mitologia da lui creata quasi cinquanta anni fa prima con l’album
“Rejoice! I’m Dead!” del 2015 e poi con il qui presente
“The Universe Also Collapses”, prima release per l’ottima
Kscope.
Il mix di psichedelia, space rock e melodie di matrice canterburyiana - pur non reggendo il confronto con album storici come
“Camembert Electrique” o la trilogia di Radio Gnome - rende giustizia allo storico monicker con eleganza e coerenza in un ideale “atto d’amore” che traspare forte e chiaro da tracce come la lunga
“Forever Reoccurring”, la dinamica
“If Never I’m And Ever You” o la spigolosa
“My Sawtooth Wake”. Fa invece storia a sé la conclusiva
“The Elemental” che sembra stata partorita dalla mente di
Syd Barrett.
Un album che va ben oltre la semplice “operazione nostalgia”.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?