Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:30 min.
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. OUROBOROS
  2. SUBMERGED
  3. RED LEVEL
  4. CHOKE
  5. STRANGERS

Line up

  • Dante DuVall: vocals, lyrics
  • Michael Potts: guitars
  • Ed Fierro: bass
  • Matt Grigsby: drums

Voto medio utenti

Esordiscono oggi per Aural Music gli americani Tel, e lo fanno con "Lowlife" che si rivela un album in grado di riunire al suo interno il doom metal più classico e melodico e lo sludge più melmoso: i cinque brani che ci accompagnano per la mezzora di durata del disco infatti fanno della lentezza il proprio credo ed hanno come base il doom metal più classico fatto di clean vocals struggenti magistralmente interpretate da Dante DuVall, che talvolta però vira verso uno scream decisamente più cartavetrato, seguito dal resto della band che abbandona i territori classic per gettarsi a capofitto in uno sludge metal paludoso figlio della Lousiana. In mezzo i Tel si muovono abilmente in mezzo ad altre influenze musicali, con momenti dal sapore decisamente malinconico tra assoli passionali e struggenti accompagnati da fughe strumentali quasi sognanti ed eteree (vedasi, o meglio sentasi, "Red Level" o "Submerged"). Nonostante sulla carta questo continuo mutare emozionale delle canzoni e del disco possa sembrare avvincente, va però detto che non sempre i Tel riescono a colpire il bersaglio e talvolta i brani di "Lowlife" non riescono a fare breccia nelle orecchie di chi ascolta: trattandosi di un'opera prima si tratta sicuramente di un difetto che ci può stare e che probabilmente è da attribuirsi alla forse ancora inesperienza del gruppo. In generale comunque è ammirevole il tentativo di voler gettare nel calderone doom, sludge e melodia tutte insieme, e brani quali "Ouroboros", "Choke" o la già citata "Submerged" si lasciano ascoltare con molto picere pur non rivelandosi dei capolavori.
La strada da fare è ancora tanta per i Tel, ma con la giusta perseveranza e aggiustando quelli che ad oggi sono i difetti della musica del gruppo i margini per fare bene ci sono tutti.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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