L’immaginario creato da
Alex Carpani e da
Gigi Cavalli Cocchi per il loro nuovo progetto artistico chiamato
Aerostation sembra rievocare la saga di
Lonely Robot concepita da
John Mitchell.
Sul fronte delle sonorità siamo al cospetto di un prog rock moderno e affilato - dove le chitarre sono emulate dalle tastiere di
Carpani - che deve molto all’
opera omnia di
Steven Wilson e del sopraccitato
Mitchell (
FROST* in primis).
Le timbriche spacey di
“Voices” sfociano presto in
“Wide Eyes And Wonder”, una precisa dichiarazione di intenti a conferma di quanto scritto precedentemente. Gli episodi più raffinati ed eleganti (
“Fourteen Days Of Lightness”, “The Arrow”) fanno da contraltare a brani più heavy e diretti (penso a
“The Ghost Bride” o a
“One Billion Steps”) che non avrebbero sfigurato in album come
"Insurgentes” o
“Deadwing”.
I pochissimi riferimenti “nostalgici” (il break strumentale di
“Long Distances”) valorizzano un lavoro coraggioso e ambizioso - oltre che ottimamente suonato e prodotto - che speriamo non passi inosservato.
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