Avevamo lasciato gli
Hidden Lapse con
“Redemption”, ambizioso e complessivamente riuscito concept album progressive/power metal datato 2017. Oggi i marchigiani sono diventati un quartetto con l’ingresso in pianta stabile del batterista
Alessio Monacelli e hanno fatto un passettino in avanti in termini di resa sonora - ottima la produzione - e di efficacia compositiva.
Le coordinate sonore rimangono quelle dei “grandi nomi” del genere, dai connazionali
DGM (
“Third”) ai
Symphony X (
“The Letter 0”), dai
Dream Theater (c’è tanto di
John Petrucci in
“Stone Mask”) agli
Evergrey (
“Glitchers”). Come sempre gli
Hidden Lapse sanno essere essenziali (
“Dead Jester”) - e questo è un pregio - anche quando sconfinano in territori più propriamente progressivi (
“Grim Poet”, ma anche la meno memorabile
“Dust”).
Cosa manca quindi alla band per emergere? Secondo me solo un pizzico di personalità in più, perché ad
Alessia Marchigiani - davvero convincente la sua performance - e compagni la determinazione non manca, così come la continuità (fondamentale oggigiorno). Non mi sembra una missione impossibile…
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