Black Flame - Necrogenesis: Chants from the Grave

Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:42 min.
Etichetta: Dusktone

Tracklist

  1. NECROGENESIS
  2. ATRA MORS
  3. MORBID WORSHIP
  4. REVERSE CHANTS AND RUSTY NAILS
  5. THE BREATH OF THE MUD
  6. FROM MY DEPTHS
  7. MATER LARVARUM
  8. A GRAVE FULL OF SERPENTS

Line up

  • M:A Fog: drums
  • Cardinale Italo Martire: guitars, vocals
  • Tiorad: guitars
  • Silent: bass

Voto medio utenti

Le colonne nostrane, alfieri del metal estremo che esplora il mondo occulto sono tornati a casa.
Con questo nuovo album si sono accasati alla corte dell’italiana Dusktone per sfornare il tanto atteso ritorno.
Un album che conferma il loro status di band di culto della scena black/death metal.
L’opener e titletrack è una strumentale dove il riffing maligno e nero è il tappeto atmosferico e ci porta sulla soglia di un mondo fatto di sangue, zolfo e fiamme infernali con la voce del chitarrista e singer Cardinale Italo Martire filtrata e maligna.
Atra mors”, travolge subito con un blast beats tellurico e riffing malsani sorretti da una melodia sinistra e un growl cavernoso.
Il chorus sorretto da riffing serrati e grande lavoro a livello ritmico ti spinge a acclamarlo a voce alta e pugno teso in odio verso il cielo; il brano é violento, maligno e ha anche una parte cadenzata dove i riffing si fanno ancor più malsani e si sente l’influenza black metal con voce pulita che recita prima dell’attacco senza pietà.
Reverse chant and rusty nails” é un brano che i Marduk odierni si sognerebbero di scrivere, dato il lavoro maligno delle chitarre in tremolo e l’assalto della sezione ritmica in blast beats.
Il singer é ferocissimo e gli stop and go che precedono le sfuriate recano un marchio black/death gustoso di marca swedish; grande la parte cadenzata con riffing serrati e nerissimi.
The breath of the mud”, inizia con un riffing dissonante e piatti che aprono alla parte cadenzata dove chitarre in tremolo e voce pulita decanta in inglese corrotte litanie.
Ma é solo una piccola pausa per poi assalire con parti in sfuriate con cambi cadenzati ma sempre maligni e oscuri; le chitarre procedono all’unisono con lo scream in lingua madre sul finale.
Mater larvarum” viene aperta da un arpeggio acustico per poi deflagrare con un up tempo veloce di marca blackened death e chitarroni serrati che macinano riff maligni in tremolo.
La melodia fa capolino nella parte intermedia e più cadenzata, una breve parentesi prima dell’assalto; c’è anche una parte finale molto gustosa fatta da un architrave arpeggiata con melodia sinistra e sorretta da sfuriate veloci con riff serratissimo che prende una cadenza più lenta e growl possente e feroce.
L’ultima traccia “grave full of serpents” viene aperta da percussioni lontane e rumorismi che portano ad una sfuriata nerissima e di marca svedese.
I nostri non si sprecano in fronzoli ma puntano dritti all’obbiettivo per sbattere contro il muro l’ascoltatore; le chitarre aprono dissonanze malsane e il singer ha un growl espressivo e potente anche nella parte cadenzata prima dell’assalto finale.
Un disco che é l’ennesima perla della band piemontese, una band che mette in riga con questa nuova uscita tanti carneadi privi di personalità e stile, rimarcano ancor di più la differenza tra chi insegna e chi copia, esempi!
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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